Lo scorso 30 ottobre la casa-museo di Giuseppe Verdi a Sant’Agata, nel comune di Villanova sull’Arda, in provincia di Piacenza, quella in cui il maestro visse dal 1951 fino alla morte, avvenuta nel 1901, è stata chiusa al pubblico e messa all’asta alla fine di una vicenda giudiziaria ventennale tra gli eredi. Nella migliore tradizione delle amministrazioni di questo paese che, da destra a sinistra, più o meno apertamente ritengono che «con la cultura non si mangi», secondo l’adagio eterno di uno dei politici più memorabili della seconda repubblica, lo Stato (né la regione né il comune) ha ancora esercitato il diritto di prelazione per impedire che l’immobile finisca nelle mani di qualche ricco privato che potrebbe farne ciò che vuole. Piacerebbe poter dire che, mentre in paesi che possiedono un millesimo del nostro patrimonio si valorizzano anche cose o case di poco conto, da noi per eccesso di beni da tutelare talvolta o spesso qualcosa sfugga. La triste verità è che le cose o le case sfuggono perché chi dovrebbe amministrarle non solo non ne conosce il valore, la storia, il potenziale, ma non ha gli strumenti per sapere su cosa, perché e come investire. Segno che l’economia della cultura in Italia è una materia ancora tutta da esplorare.

PERCIO’ il tenore Francesco Meli e il direttore Riccardo Frizza, con la collaborazione imprescindibile della storica Società del Quartetto di Milano, che di patrimonio musicale si intende eccome, esistendo proprio per promuoverlo, lunedì 21 novembre hanno chiamato a raccolta alcune star internazionali della lirica per un Gala straordinario intitolato «Uniti per Verdi». Le esibizioni, tutte incentrate su grandi pezzi del repertorio operistico verdiano, avevano lo scopo di accendere i riflettori dei media e delle istituzioni sulla casa-museo di Sant’Agata. Così sono corse tra le campate del Teatro Lirico di Milano, altro bene riconquistato al pubblico di recente, le note dense di pathos de Il trovatore, La forza del destino, Don Carlo, Simon Boccanegra, Requiem, La traviata e Otello. Tra i cantanti, oltre a Meli, Roberto de Candia, Chiara Isotton, Caterina Piva, Annalisa Stroppa, Riccardo Zanellato e la partecipazione straordinaria dell’inossidabile Leo Nucci. Sul podio si sono alternati Riccardo Frizza, Michele Gamba e Sesto Quatrini alla guida dei professori delle Orchestre delle Fondazioni Lirico Sinfoniche di tutta Italia. A fare da collante alla serata la voce profonda e allo stesso tempo arguta del regista Davide Livermore, che ha letto alcune lettere di Verdi cercando di mostrarne la lungimiranza e di farle risuonare col presente desolato in cui versa non solo la cultura in Italia, ma l’umanità in generale. Il concerto è stato trasmesso in diretta streaming internazionale sulla TV del Corriere della Sera grazie al supporto di tecnici e studenti del corso di laurea magistrale in Televisione cinema e new media dell’Università IULM.