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«Salviamo Capocolonna». In mille manifestano sul promontorio

«Salviamo Capocolonna». In mille manifestano sul promontorioIl parco di Capocolonna

Crotone Una manifestazione a difesa della zona archeologica della città

Pubblicato quasi 10 anni faEdizione del 18 gennaio 2015

Crotone non dorme, sogna. E lo fa ripartendo dal promontorio Lacinio, approdo delle sue antiche nobili origini. Dopo il clamore mediatico suscitato dalla vicenda riguardante i lavori di rifacimento previsti e già avviati nel piazzale antistante Torre Nao e la piccola chiesetta bianca, ieri, una manifestazione ha animato la zona archeologica della città ionica. Hanno risposto in numerosi, attori già impegnati su temi sociali, musicisti e sono arrivati visitatori da tutta la Calabria e non solo. «Perché è necessario riflettere – dice Procolo Guida, del comitato salviamo Capocolonna – è importante per noi far vedere cosa si sta consumando ai danni di una intera comunità, che finalmente reagisce». E non si fermeranno. Hanno ben chiaro cosa chiedere al prefetto che incontreranno domani pomeriggio, che venga fatta chiarezza sul progetto e sui fondi spesi finora, non solo per gli ultimi lavori, nel Parco di Capo Colonna. Così come pretendono che i vertici della Sovrintendenza ai beni archeologici e culturali siano cambiati. Intanto, le associazioni ambientaliste si sono recate in procura e presentato una denuncia contro il Mibac. Nel mirino le trivellazioni che avrebbero danneggiato l’edificio termale. Il ministro Franceschini è ancora muto come un pesce. In compenso, è guerra aperta tra il sindaco di Crotone, Peppino Vallone e la ministra agli Affari regionali, Lanzetta, invitata senza mezze misure a dimettersi. Lei non si dimette affatto mentre è il sindaco ad essere sulla graticola. Contestato dalla popolazione e all’interno del suo partito di cui pure è presidente regionale. A porsi delle domande su quanto sta accadendo ci sono peraltro esperti che in questi giorni abbiamo sentito. Francesco Cuteri, primo laureato calabrese in archeologia medievale, consulente dello scrittore Carmine Abate, già professore presso l’Unical e l’Università Mediterranea di Reggio Calabria, impegnato in campagne di scavo in tutta la regione si è espresso così sul caso Capo Colonna: «Nei primi anni ‘90 ho seguito i lavori su quel sito ed era già chiaro che in quello spazio fosse rintracciabile anche una storia successiva a quella magno greca, una Crotone romana con uno spazio pubblico così come dimostra il foro rintracciato che non può non essere valorizzato. Quest’area ha contribuito a scrivere importanti pagine della storia dell’intera Calabria, con il giardino sacro di Hera, con il Museo del Mito e del Mare è un Parco che merita tutta la nostra attenzione perché ha le caratteristiche migliori per fare da richiamo ad un turismo importante che è quello culturale». «A Crotone – ha chiarito Cuteri – vi è una triplice sacralità che deve essere rispettata: quella della memoria di Hera, quella cattolica legata alla chiesetta bianca che affaccia sullo Ionio, quella delle stesse singole pietre che arricchiscono di senso ogni piccolo angolo di questo luogo che tengo a ricordare di venerabilità eccezionale». Non ha dubbi su come il patrimonio calabrese sia attualmente trattato e chiarisce: «Tranne che a Scolacium dove è stato fatto un ottimo lavoro, la Calabria soffre di disattenzione. Il patrimonio c’è ma non si vede, lo si sta lasciando deperire colpevolmente. Infine, voglio ricordare che a presidio di questi luoghi, dovrebbero esserci i tanti ragazzi che hanno studiato per raccontarne le meraviglie.
Mi auguro che questa disputa si trasformi e che sappia dimostrare come questa terra ha bisogno di amore e di passione, che Crotone sia l’esperienza dalla quale ripartire. Solo così capiremo chi eravamo e chi potremo essere».

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