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«Un altro bonus è indispensabile»

«Un altro bonus è indispensabile»

Intervista Attilio Piattelli, presidente del Coordinamento Free (efficienza energetica), lancia un appello al governo sul rifinanziamento del Superbonus: «Dobbiano salvaguardare le imprese e il processo di decarbonizzazione»

Pubblicato circa un anno faEdizione del 21 settembre 2023

Il Superbonus 110% ha avuto effetti positivi e negativi, è necessario intervenire con rapidità e attenzione per salvaguardare sia le imprese sia il processo di decarbonizzazione. Altrimenti il mercato crollerà come già accaduto in passato con il fotovoltaico». Lo dichiara Attilio Piattelli, presidente di Coordinamento Free, Fonti rinnovabili ed efficienza energetica, che ha presentato a nome delle 26 associazioni che rappresenta una serie di proposte per garantire continuità al settore delle riqualificazioni energetiche degli immobili.

Presidente, il Superbonus ha funzionato oppure no?

Il nostro non è un parere politico ma di tipo tecnico. Del superbonus 110% ne riconosciamo sicuramente dei pregi e anche dei difetti. Andiamo per gradi. Si veniva fuori dal Covid ed era fondamentale uno stimolo all’economia e questo il Superbonus lo ha permesso. Ha avuto il pregio di essere una misura utilizzata in tutta Italia, coinvolgendo sia le Pmi, per le installazioni, sia i privati. C’è stato uno sviluppo della filiera e tutto il settore ne ha beneficiato. Il Superbonus, avendo una facilità di accesso alle misure senza richiesta di finanziamento diretto da parte dei soggetti che poi ne usufruivano, ha consentito l’inclusione di una fascia della popolazione meno benestante, a differenza di quanto accaduto in passato con le sole detrazioni fiscali. Essendo completamente indipendente dalla capienza fiscale e non richiedendo, nella maggior parte dei casi, una partecipazione all’investimento da parte dei clienti, ha coperto tutte le fasce di reddito. Questi sono aspetti assolutamente positivi.

Quindi quali sono le criticità?

Il primo aspetto negativo, fondamentale, che ne ha determinato la drastica riduzione, è stato quello della spesa. Essendo stato uno strumento molto apprezzato dal sistema, ha determinato una spesa che è andata molto oltre le previsioni. È difficile entrare nel merito delle stime iniziali. Nel tempo non si è stati capaci di individuare le criticità e quindi modulare la spesa. Penso alle doppie case. Riteniamo che non abbia avuto senso fare una ristrutturazione energetica per immobili usati uno o due mesi l’anno, così si sono distratte parte delle risorse da interventi più necessari. Poi c’è stato un aumento dei prezzi di mercato ed è evidente che, quando le misure non richiedono un esborso da parte del cliente finale, il cliente tende a disinteressarsi del costo dei materiali. Il fatto che la misura sia stata percepita come temporanea e urgente ha dato spazio, in alcuni casi, all’utilizzo di materiali non selezionati accuratamente da parte delle imprese, ma disponibili sul mercato, con una maggiore attenzione alla velocità a scapito della qualità.

Qual è il rischio ora?

Noi abbiamo già vissuto gli errori che sono stati commessi tra il 2010 e il 2011 con il Conto Energia per il fotovoltaico. Prima si è molto spinto sull’acceleratore delle realizzazioni e poi improvvisamente si è interrotto tutto. Sono fallite aziende, molte persone hanno perso il lavoro. Il mercato ha faticato a ripartire di nuovo. La nostra preoccupazione è che ciò accada anche col Superbonus. Il rischio è che non si accompagni la filiera con delle misure specifiche di mantenimento. Per questo abbiamo stilato delle proposte. È vero che il Superbonus è stato rimodulato a partire dal 2024 ma, poiché è stata eliminata anche la cessione del credito, non c’è più quel meccanismo di autofinanziamento dei clienti. In assenza di interventi ci sarebbe molto probabilmente un forte freno alla realizzazione di nuovi interventi, perché anticipare tutto il capitale e poi recuperarlo negli anni porterebbe a ingessare questo mercato.

Che cosa proponete?

Dal punto di vista degli interventi, occorre mantenere la struttura delle detrazioni fiscali e inserire valori premianti in funzione del livello di classi energetiche raggiunte. Questo è un meccanismo che va affiancato con il conto termico a beneficio dei cittadini con minore capienza fiscale. Servirebbero anche meccanismi di finanziamento del 100% solo per le fasce meno abbienti. Tutto deve essere affiancato dall’attivazione di due fondi, uno di garanzia, per l’ottenimento dei finanziamenti bancari, e uno per l’abbassamento dei tassi di interessi. C’è urgenza di portare avanti queste misure perché ci aspettiamo una drastica riduzione degli interventi già a partire dal 2024, quando termineranno le ristrutturazioni dei condomini col Superbonus. A meno che non ci siano proroghe ci potrebbe essere un drastico crollo del settore. Le misure dovranno accompagnare questo momento. La nostra preoccupazione è che il governo non faccia in tempo o non si sia reso conto di questo reale problema e che quindi nel 2024 ci sia un crollo del mercato.

Cosa dicono i dati?

Le misure di detrazione fiscale per le ristrutturazioni edilizie (50% di detrazione fiscale) e l’efficientamento energetico (65% di detrazione fiscale) in assenza della cessione del credito hanno avuto una progressione negli anni. Si è passati dai 2,6 miliardi nel 2008 a 9, 9 miliardi nel 2020. Sono dati dell’Ufficio parlamentare di bilancio. Con l’introduzione del Superbonus solo per il 2022 si è registrata un’incidenza di 46,3 miliardi di investimenti approvati. A ciò vanno aggiunti 16 miliardi fino al 2021 e tutti quelli del 2023. A gennaio 2023 eravamo arrivati già a un totale di investimenti approvati di 65,2 miliardi (dati mensili di Enea), ma come spesa per lo Stato arriviamo a circa 71 miliardi. Se guardiamo a quanto accaduto con il Conto Energia si vede che nel 2011 sono stati connessi alla rete circa 9.500 megawatt e nel 2015, invece, 320 megawatt. Ciò la dice tutta su quanto sia evaporato il mercato del fotovoltaico. La ripresa si è vista soltanto a distanza di dieci anni perché sono diminuiti i prezzi di installazione degli impianti anche senza incentivi. Abbiamo perso dieci anni per delle politiche sbagliate. La cosa fondamentale è la continuità. Sull’efficienza energetica non si deve compiere nuovamente lo stesso errore di aver lanciato un settore, per poi farlo arenare.

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