L’eccessiva dipendenza dai combustibili fossili minaccia la salute e la sopravvivenza di tutti noi e delle future generazioni. In gioco non c’è tanto la salvezza del pianeta e del suo clima, semmai la possibilità per gli esseri umani di continuare a vivere, e vivere bene su questo pianeta. Lo scrive una delle più autorevoli riviste di medicina, The Lancet, nel settimo rapporto intitolato Conto alla rovescia su salute e cambiamento climatico: la salute alla mercé dei combustibili fossili (Countdown on health and climate change: health at the mercy of fossil fuels) presentato ieri, a due settimane dall’apertura della Cop 27, l’annuale round di negoziati Onu sul clima che verrà ospitato in Egitto dal 6 novembre.

IL RAPPORTO PRESENTA 43 indicatori che consentono un migliore monitoraggio dell’impatto delle temperature estreme non solo sulla salute ma anche sulla sicurezza alimentare e sull’inquinamento tra le mura domestiche e valutano quanto l’industria fossile sta insidiando il nostro benessere futuro.

SCRITTO DA 99 ESPERTI DI 51 ISTITUZIONI, tra cui Oms (Organizzazione mondiale della sanità) e Wmo (Organizzazione mondiale di meteorologia), e coordinato dall’University College di Londra, il documento di The Lancet è un severo atto di accusa ai governi di tutto il mondo, colpevoli di ignorare i rischi del riscaldamento globale e i suoi disastrosi effetti sulla salute umana, dal momento che, pur consci dei rischi, continuano a sussidiare con centinaia di miliardi di dollari le fonti fossili – con budget anche superiori a quanto spendono per i servizi sanitari – invece di dare assoluta priorità agli investimenti nelle fonti di energia rinnovabile e pulita e all’efficienza energetica.

«IL NOSTRO REPORT RIVELA QUEST’ANNO che siamo giunti ad un momento cruciale. Ci rendiamo conto di come i cambiamenti climatici stanno avendo gravi impatti sulla salute delle persone in tutto il mondo, mentre la persistente dipendenza dai combustibili fossili non fa che aggravare i danni alla salute in un momento di crisi globali multiple che rendono le famiglie vulnerabili alla volatilità dei mercati dei combustibili fossili, esposte alla povertà energetica e a pericolosi livelli di inquinamento dell’aria», ha dichiarato Marina Romanello, direttrice generale di The Lancet Countdown all’University College di Londra.

L’ESPOSIZIONE AGLI EVENTI ESTREMI causati dal riscaldamento globale, come ondate di calore, incendi, inondazioni, ha evidenti impatti sulla nostra salute: aggrava chi è già affetto da malattie cardiovascolari e circolatorie, causa colpi di calore, esiti negativi in gravidanza, peggiora la qualità del sonno e la salute mentale, aumenta le morti per infortunio, limita le possibilità di lavoro e di attività fisica. Dipendere dai combustibili fossili, inoltre, inasprisce le molteplici crisi di questi anni (Covid, guerra in Ucraina, aumento del costo della vita e dell’energia), aumenta il rischio di trasmissione di malattie infettive, come d’altro canto i problemi legati alla povertà energetica (con la difficoltà a riscaldare adeguatamente le abitazioni) e le morti causate dall’inquinamento atmosferico. In questo scenario va da sé che anche i sistemi sanitari vadano sotto pressione, peggiorando i livelli di assistenza e «mettendo in pericolo la vita, oggi e nel futuro», come ha sottolineato Kristie Ebi, docente all’Università di Washington, del gruppo di lavoro The Lancet su adattamento e resilienza.

I NUMERI SONO DRAMMATICI: a livello globale, le morti dovute all’eccesso di calore sono aumentate del 68% tra il 2017 e il 2021, rispetto al periodo 2000-2004, mentre l’esposizione a rischi di incendio è aumentata nel 61% dei paesi analizzati dal 2018 al 2021 rispetto al periodo 2001-2004. Le temperature intollerabili hanno fatto perdere globalmente 470 miliardi di ore di lavoro, con conseguenti diminuzioni di reddito del 5,6% nei paesi più poveri, peggiorando le difficoltà legate all’aumento del costo della vita.

IL CLIMA CHE CAMBIA INFLUISCE anche sulla diffusione delle malattie infettive: il periodo in cui si verifica la trasmissione della malaria è aumentato del 32,1% nelle zone montuose americane e del 14,9% in Africa nel decennio 2012-21 rispetto al 1951-60, mentre il rischio di trasmissione delle febbre dengue è aumentato del 12% nello stesso periodo.

IL CLIMA FUORI CONTROLLO ha già manifestato un impatto negativo sulla sicurezza alimentare, che significa rischio di malnutrizione, denutrizione e problematico accesso all’acqua. Temperature più alte ed eventi estremi minacciano le rese agricole, accorciando la stagione di crescita di 9,3 giorni per il mais, 6 giorni per il grano. In media, le zone che hanno sofferto di siccità estrema nel periodo 2012-21 sono aumentate nel globo del 29% rispetto al periodo 1951-60. In queste condizioni, le persone che non sanno se riusciranno a soddisfare i propri bisogni alimentari e di acqua potabile sono aumentate di 98 milioni, e vanno a sommarsi agli 800 milioni che già hanno sofferto la fame negli scorsi decenni.

PER LA PRIMA VOLTA, THE LANCET ha focalizzato una parte del suo studio su clima e salute sull’Europa, grazie ad una nuova collaborazione tra 44 scienziati e ricercatori europei (per il 29 ottobre ne è atteso uno specifico per la Cina). I nuovi dati ci riguardano ancora più da vicino: tra la prima e la seconda decade di questo secolo l’esposizione alle ondate di calore è aumentata del 57% in media con punte del 250% e la mortalità correlata è aumentata di 15 morti per milione di abitanti (per l’Italia significa circa 900 morti in più). Le condizioni climatiche attuali si stanno rivelando idonee alla diffusione in Europa di malattie infettive dalle quali pensavamo di essere al riparo, come dengue, malaria, West Nile e altre causate da vibrioni non-colerici, tutte in aumento.

CHI SOFFRE DI ALLERGIE AI POLLINI sa bene che i periodi di fioritura delle piante allergeniche sono anticipati di 10-20 giorni, soprattutto nelle zone montane (Alpi, Balcani, Scandinavia) dove oggi la stagione dei pollini inizia anche un mese prima rispetto agli anni ’80.

NEI PAESI EUROPEI SI CONTINUA A MORIRE anche per la pessima qualità dell’aria: 117 mila le morti nel 2020 (malgrado i periodi di lock-down) attribuite all’esposizione alle polveri sottili (le famigerate PM2,5) rilasciate in gran parte dal settore dei trasporti. Nel 59,9% delle città europee sotto esame (cioè 118 su 197) le condizioni di caos climatico hanno messo sotto pressione i servizi sanitari pubblici, in particolare durante le ondate di calore.

IN UNA SITUAZIONE CHE SEMBRA QUASI ormai fuori controllo, il messaggio per la Cop27 è dunque di rimettere la salute al centro dell’azione politica globale, ancora gravemente insufficiente sulla protezione del clima. «L’impegno a ridurre l’utilizzo dei combustibili fossili è del tutto disatteso e la risposta alla crisi energetica centrata sull’utilizzo delle fonti fossili può invertire i progressi fatti fino ad ora – ha detto Antony Costello, co-presidente di The Lancet Countdown – Dobbiamo cambiare, altrimenti i nostri bambini si troveranno ad affrontare un futuro di cambiamento climatico accelerato che minaccerà la loro sopravvivenza. Rispondere alle crisi che stiamo vivendo con un approccio centrato sulla salute, invece, ci può offrire un futuro sano e resiliente, in un pianeta dove tutti possano vivere bene. C’è ancora tempo per realizzare questo futuro, ma solo se agiamo ora».