Lavoro

«Salario minimo è assistenzialismo»: l’agenda liberista dietro la battuta di Musumeci

«Salario minimo è assistenzialismo»: l’agenda liberista dietro la battuta di MusumeciIl ministro "del mare e della protezione civile" Nello Musumeci – LaPresse

Il caso Verso la bocciatura della proposta presentata dalle opposizioni parlamentari, tranne Renzi. L'opposizione si scatena contro una battuta del ministro "del mare e della protezione civile" Nello Musumeci. Schlein (Pd): Le destre passate da «prima gli italiani» a «prima gli sfruttatori»

Pubblicato circa un anno faEdizione del 22 luglio 2023

In attesa che la commissione lavoro alla Camera voti la prossima settimana l’affossamento della proposta di legge sul salario minimo a 9 euro lordi presentata da tutta l’opposizione parlamentare, tranne Italia Viva, il dibattito si balocca con interessanti boutade. Interessanti perché sono un manuale del liberismo più scolastic solfeggiato dal postfascismo al potere, con annessi alleati post-berlusconiani, leghisti e di altre confessioni. Un matrimonio, quello tra l’autoritarismo delle destre e il liberismo in nome del mercato e del lavoro mercificato a bassissimo costo che non stimola analisi critiche e politiche nelle opposizioni. Le stesse che ieri si sono scatenate dopo che il ministro «del mare e della protezione civile» Nello Musumeci ha detto che il salario minimo è «assistenzialismo». A suo dire «la risposta è il lavoro». L’affermazione ha provocato un centinaio di reazioni da parte di decine di esponenti delle opposizioni che si sono incaricati di impartire al politico siciliano una lezione di teoria economica, e di storia dell’economia, al primo anno di università. La tesi: Musumeci confonde il «reddito di cittadinanza» con il «salario minimo» che tante passioni riscuote oggi tra Pd e Cinque Stelle. Gli stessi che quando erano al governo non sono riusciti a trovare un straccio di accordo per fare un salario minimo.

La critica è scivolosa, perché accredita involontariamente la versione delle destre che hanno rinominato il «reddito di cittadinanza» in «assegno di inclusione» che escluderà centinaia di migliaia di famiglie.
Il «salario minimo» è un intervento pubblico che serve a regolare i rapporti di lavoro e a ovviare agli squilibri del mercato. Le destre sono contrarie perché, in nome del loro liberismo a fase alterne, si oppongono a ogni intervento pubblico. E il mercato va fatto funzionare facendo scendere il salario fino all’assorbimento della disoccupazione. L’eccesso di offerta di lavoro si assorbe solo attraverso una riduzione del salario. Quest’ultimo può andare sotto del livello di sussistenza perché saranno le «imprese», magicamente, a produrre l’occupazione. Questo intende dire Musumeci quando parla di «lavoro». In maniera brutale, non da professore, esprime un’idea funzionale all’austerità di ritorno nella crisi economica che lo aspetta già a partire dalla prossima legge di bilancio, mentre nel 2024 si confronterà con la riforma del «patto di stabilità».

Ha ragione Elly Schlein (Pd) a dire che le destre sono passate da «prima gli italiani» a «prima gli sfruttatori». Saranno 3 milioni e mezzo i lavoratori colpiti. Cioè a restare nella posizione in cui si trovano oggi. Meno i Cinque Stelle secondo i quali «Musumeci non sa di cosa parla o finge di non saperlo». Potrebbe saperlo, come altri suoi colleghi. Hanno un’altra idea di «garanzia di una vita dignitosa». La vita di chi paga un lavoro merce con un salario da fame.

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