Sabato 14 in campo la «macchina» Cgil: è la nostra battaglia
In piazza Ieri 54 presidi in tutta Italia. Per la manifestazione nazionale la confederazione "è mobilitata". Il segretario confederale Danilo Barbi: "L'austerità va battuta, l'esempio greco serve a tutta l'Europa. Noi facciamo politica in prima persona e in autonomia. Ancor di più ora che non abbiamo interlocutori"
In piazza Ieri 54 presidi in tutta Italia. Per la manifestazione nazionale la confederazione "è mobilitata". Il segretario confederale Danilo Barbi: "L'austerità va battuta, l'esempio greco serve a tutta l'Europa. Noi facciamo politica in prima persona e in autonomia. Ancor di più ora che non abbiamo interlocutori"
Cinquantaquattro presidi in giro per la penisola ieri hanno fatto dell’Italia una dei paesi che ha più aderito al #11F, la giornata di mobilitazione europea a sostegno del governo greco nel giorno della riunione all’Eurogruppo. Da Venezia a Napoli, passando per Trento e Roma, solo per citare i presidi più partecipati, i manifestanti si sono ritrovati sotto i consolati, le sedi della Duetsche Bank o della Banca d’Italia per far sentire la loro voce a sostegno della battaglia del governo Tsipras.
Ma il vero appuntamento è quello fra due giorni a Roma per la manifestazione nazionale “Atene chiama”. A due giorni dal corteo che partirà da piazza Indipendenza alle 14 per arrivare al Colosseo, prende sempre più piede il ruolo della Cgil nell’organizzazione. Dopo l’adesione decisa all’unanimità nella segreteria di sabato – il giorno dopo di quella della Fiom – la confederazione è al lavoro per garantire successo alla manifestazione. «Moltissimi territori sono mobilitati e nonostante l’ostacolo dei tempi strettissimi, contiamo di dare la nostra mano», spiega il segretario confederale Danilo Barbi.
Le ragione dell’impegno diretto della Cgil sono figlie della battaglia contro l’austerità che lo stesso Barbi porta avanti per la confederazione da anni. «Il piano del governo greco è in buona parte mirato proprio a ridurre l’avanzo primario che è stato imposto dalla Trojka e i fondi verranno usati per alleviare le sofferenze del popolo greco», sottolinea Barbi.
La battaglia del governo Tsipras è dunque la stessa della Cgil e della confederazione dei sindacati europei – la Ces – che difatti ha aderito subito alla manifestazione, «compresi i sindacati tedeschi». «La vicenda greca ci insegna non solo che è necessario cambiare la politica economica e che l’austerità non sarà mai espansiva (il Pil è diminuito più del calo del deficit e ha paradossalmente aumentato il dedito), ma soprattutto che un’alternativa esiste ed esiste per tutta l’Europa», attacca Barbi.
Il segretario confederale della Cgil è poi ottimista sul successo della proposta di Tsipras e Varoufakis: «L’idea di bond derivati legati alla crescita del Pil è tecnicamente complicata ma assolutamente percorribile e giusta. Del resto sono state proprio le banche private a ricontrattare i loro bond del debito greco perché col default non avrebbero visto un soldo, mi sembrerebbe singolare che non lo facessero gli Stati europei», commenta sarcastico. La battaglia è poi «soprattutto democratica perché è figlia della volontà del popolo greco».
«La rigidità della Germania e del resto d’Europa (il nostro governo più che rigido, è stato muto) deriva dal fatto che l’austerità è figlia della volontà di ridurre i salari e l’occupazione per ridurre i costi del modello sociale europeo», spiega Barbi. «E se vincerà la Grecia, non si vede perché anche Spagna e Italia non potranno rinegoziare i debiti e cambiare politica economica: ecco la vera partita in gioco».
Una partita che la Cgil vuole giocare in pieno. Un protagonismo politico che segna una nuova stagione della confederazione. «La situazione politica è tale per cui abbiamo deciso di non porre limiti alla nostra azione politica. Al momento non ci sono sponde o interlocutori», spiega Barbi facendo riferimento sia al Pd che al fervore in atto a sinistra. «Noi abbiamo sempre fatto politica in prima persona e non per interposta persona. Detto questo vedremo cosa succede a sinistra, ma se la partenza è cercare uno Tsipras italiano, il problema è proprio il fatto che non c’è», chiude Barbi.
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