Russia, in piazza la «rete liberal» di Navalny, 800 fermati
La protesta anti-corruzione In cinquemila, secondo la polizia, scendono in piazza con la rete liberal di Aleksey Navalny. Ma il dissidente viene arrestato preventivamente
La protesta anti-corruzione In cinquemila, secondo la polizia, scendono in piazza con la rete liberal di Aleksey Navalny. Ma il dissidente viene arrestato preventivamente
La giornata di protesta «anticorruzione» e contro il regime di Putin organizzata dalla rete liberal di Aleksey Navalny nella giornata di ieri in cento città della Russia, in concomitanza con la festa nazionale del 12 giugno, si è conclusa con oltre 800 manifestanti fermati dalla polizia, in gran parte giovanissimi. Per molti di loro seguiranno oltre alla schedatura, multe di migliaia di rubli e lievi pene detentive fino a 15 giorni.
Alla manifestazione non autorizzata di Mosca sulla centralissima via Tverskaya (in realtà autorizzata sulla Prospekt Sacharov, location rifiutata a sorpresa all’ultimo minuto da Navalny), hanno partecipato, secondo la polizia, circa 5.000 persone.
Navalny non ha potuto neppure raggiungere il concentramento perché bloccato sotto casa in tarda mattinata dagli agenti, una tecnica di fermo preventivo già collaudata su più ampia scala contro gli oppositori durante il G8 a Mosca del 2006.
Il leader liberale non ha bissato quindi il successo del 26 marzo scorso, quando riuscì a mobilitare oltre centomila persone in tutto il paese. Complice sicuramente l’intimidatorio e sproporzionato dispiegamento di agenti in tenuta antisommossa che ha tenuto molta gente lontana dall’iniziativa e complice anche il lungo week-end che ha spinto tanti russi a raggiungere, come vuole la tradizione, le proprie dacie fuori città. Tuttavia l’impressione ora è che il «fenomeno Navalny» inizi a scricchiolare.
Il carattere ultracentralizzato della sua organizzazione – che ha portato qualcuno a definirlo un «bolscevico di centro» – fa storcere sempre di più il naso alle altre opposizioni liberali come Jabloko e il network «Open Russia» dell’ex oligarca dell’acciaio Mikhail Khodorkovsky che non hanno digerito la sua decisione unilaterale di candidarsi alle presidenziali del 2018. E la stessa sinistra alternativa russa, fragile ma in ripresa, che pur aveva aderito alle mobilitazioni contro le frodi elettorali del 2012, si tiene ora a distanza da Navalny per il suo netto rifiuto a introdurre tematiche sociali nelle iniziative.
Non è un caso che nelle manifestazioni di ieri in Siberia, e a Vladivostok in particolare, laddove Navalny è più debole, il fronte di opposizione più variegato e la crisi economica più devastante, i temi del carovita e delle basse pensioni abbiano fatto capolino. Al Cremlino ne avranno preso sicuramente nota.
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