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Russia, il giornalista Golunov è libero. Ora nei guai ci sono i poliziotti

Russia, il giornalista Golunov è libero. Ora nei guai ci sono i poliziotti – Afp

Russia Il reporter anti corruzione era stato arrestato con accuse rivelatesi false. Una vittoria per il movimento popolare nato in sua difesa

Pubblicato più di 5 anni faEdizione del 12 giugno 2019

Crolla come un castello di carte la montatura che era stata organizzata dalla polizia di Mosca per incastrare Ivan Golunov: la procura di Mosca nel pomeriggio di ieri ha fatto cadere tutte le accuse a suo carico e lo ha rimesso in libertà.

Ivan Golunov giovane reporter del portale d’opposizione Medusa e famoso per le sue inchieste contro il malaffare delle grandi holding della capitale, era stato arrestato il 7 giugno con l’accusa di far uso di stupefacenti e di esser parte di una organizzazione criminale dedita all’organizzazione dello spaccio a Mosca. Le dosi di stupefacenti che la polizia aveva denunciato fossero in possesso del giornalista al momento dell’arresto erano state proditoriamente infilate nelle sue tasche dagli agenti stessi. Il giornalista aveva anche accusato le forze dell’ordine di averlo selvaggiamente picchiato.

IL TAM TAM DELLA MOBILITAZIONE contro quella che era apparsa subito una macchinazione orchestrata dagli organi di sicurezza, era iniziato subito. A centinaia nella capitale si erano dati il cambio per protestare contro l’arresto di Golunov davanti al tribunale di Mosca, malgrado il divieto a manifestare.
Manifestazioni che coinvolgevano a partire dal giorno successivo non solo le grandi città europee ma anche i più remoti centri asiatici. Una mobilitazione che era diventata assedio quando avevano preso posizione in difesa di Golunov i principali giornali e perfino i giornalisti televisivi più in vista. Kommersant di ieri riportava che «sui motori di ricerca russi da due giorni la parola più ricercata è Golunov».
Veniva anche lanciata sul web l’idea di una manifestazione non autorizzata (occorrono 15 giorni per avere l’autorizzazione a un corteo per la legislazione corrente) per il suo immediato rilascio a Mosca per mercoledì, che in poche ore raggiungeva i 200mila Like.

A questo punto però sono stati proprio i vertici del Cremlino ad assumere misure nette prima che la marea montante diventasse un caso politico ingestibile. A costo di gettare un’ombra pesante su tutto l’operato del ministero degli interni è stato deciso, per calmare le acque, di prosciogliere Golunov e non solo.

Giungeva così la notizia che il ministero degli interni ha assunto la decisione di «sospendere a tempo indeterminato gli agenti coinvolti nel caso in attesa di verifiche di quanto accaduto».

MA PUTIN NON HA LASCIATO al loro destino solo la «manovalanza» del complotto ma anche i vertici della polizia. «Ho ricevuto dal ministro dell’interno Kolokoltsev la richiesta di licenziamento del generale Andrey Puchkov e del capo della direzione della lotta al traffico di droga del dipartimento degli affari interni generale Yuri Devyatkin, proposta che ho accettato» dichiarava il presidente russo in serata.

Si tratta della seconda vittoria in poche settimane di un movimento popolare: solo qualche settimane fa il movimento giovanile di Ekaterinburg aveva ottenuto il ritiro del progetto della costruzione di una cattedrale ortodossa nel centro cittadino. «Il potere è sempre più debole e incerto nei confronti delle pressioni che vengono dalla società civile e ciò produce una moltiplicazione delle mobilitazioni» commenta il sociologo marxista Boris Kagarlitsky. Prime fra tutte quelle delle lotte contro gli inceneritori in corso in varie città della provincia russa che ormai hanno assunto in qualche caso le sembianze dell’insorgenza popolare. «Il potere gattopardescamente vorrebbe cambiare tutto per non cambiare nulla, ma sono troppi i nodi che stanno venendo al pettine» conclude convinto Kagarlitsky.

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