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Russia, botte in carcere: è in fin di vita un giornalista di opposizione

Russia, botte in carcere: è in fin di vita un giornalista di opposizione

Russia Il giornalista uzbeko, che ora si trova in centro di detenzione per cittadini stranieri in attesa di deportazione: «accusa anche di essere stato stordito più volte dalle guardie con scariche di elettroshock» afferma il direttore di Novaya Gazeta che chiede l’urgente spostamento in ospedale del detenuto. Intanto lunedì il suo difensore sporgerà formale denuncia per i maltrattamenti di cui il corrispondente sarebbe stato fatto oggetto

Pubblicato più di 7 anni faEdizione del 6 agosto 2017

Hudoberdi Nurmatov, noto con lo pseudonimo di Ali Feruz corrispondente del giornale moscovita di opposizione Novaja Gazeta e già affetto da anni da gravi patologie cardiache, rischia di morire per le percosse subite nei giorni scorsi dalle guardie penitenziarie.
Questa è la grave denuncia fatta ieri da Dmitry Muratov direttore di Novaya Gazeta.

NURMATOV È STATO ARRESTATO a Mosca lo scorso 1° agosto da agenti dei servizi di sicurezza. L’accusa nei suoi confronti, essendo di nazionalità uzbeka, è di immigrazione illegale; sulla sua testa pende il rischio di deportazione in Uzbekistan.

A Nurmatov, che vive già da qualche anno Mosca, lo scorso 4 maggio il governo russo aveva negato lo status di esiliato politico. Dmitry Muratov segnala che «si è proceduti all’arresto su richiesta di parte uzbeka».

Il giornalista aveva lasciato il paese qualche anno fa «dopo che i servizi di sicurezza locali avevano cercato di reclutarlo come agente» ha aggiunto Muratov. Il rischio ora è che Nurmatov una volta rientrato nel suo paese natale, vada incontro a ulteriori persecuzioni.

LO SCORSO APRILE Amnesty International ha pubblicato un report in cui accusa il regime uzbeko di «aver dato vita a un clima di sospetto in cui la sorveglianza o la percezione di essere sorvegliati sono un aspetto costante della vita dei difensori dei diritti umani, dei giornalisti e degli attivisti politici».

Secondo Amnesty «l’effetto della sorveglianza si avverte anche all’estero. La paura provoca separazione tra le famiglie: i rifugiati hanno il terrore di contattare i loro parenti in patria a causa del terribile pericolo in cui potrebbero metterli». Fortunatamente il 4 agosto la deportazione del giornalista è stata bloccata da un intervento urgente della Corte di Strasburgo per i diritti umani, secondo la quale Nurmatov ha tutti i requisiti per essere considerato un rifugiato politico.

ORA I GIUDICI RUSSI dovranno decidere entro 30 giorni sul suo caso. Sulla vicenda è anche intervenuto il portavoce di Putin, Dmitry Peskov, il quale ha affermato che il Cremlino «è a conoscenza e segue da vicino questo caso complicato di immigrazione illegale».

Tuttavia a partire da ieri le condizioni di salute del giornalista, sono gravemente peggiorate. «A causa dei pestaggi subiti dalle guardie – denuncia il direttore Muratov – da 3 giorni non è in grado di cibarsi, ha forti dolori cardiaci e soffre di pressione arteriosa altissima».

Il giornalista uzbeko, che ora si trova in centro di detenzione per cittadini stranieri in attesa di deportazione: «accusa anche di essere stato stordito più volte dalle guardie con scariche di elettroshock» afferma il direttore di Novaya Gazeta che chiede l’urgente spostamento in ospedale del detenuto. Intanto lunedì il suo difensore sporgerà formale denuncia per i maltrattamenti di cui il corrispondente sarebbe stato fatto oggetto.

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