Tra la fine dell’Ottocento e gli inizi del secolo successivo Venezia, così come Firenze e Roma, fu letteralmente invasa dai viaggiatori inglesi e da quelli provenienti da oltre Oceano e numerosi artisti e letterati vi sostarono a lungo o ne fecero addirittura la propria dimora definitiva.

Rosella Mamoli Zorzi, una delle massime studiose di letteratura anglo-americana, è da sempre sulle tracce degli scrittori inglesi e americani in Italia e adesso, in un elegante e raffinato volume – Carpaccio e gli scrittori anglo-americani dell’Ottocento a Venezia (Supernova, pp. 86, € 14,00) – lo fa seguendo il filo conduttore dei dipinti di Carpaccio, attraverso gli occhi e le parole degli scrittori anglo-americani che, incantati, si sono soffermati davanti alle sue tele e teleri e, soprattutto, indagando quelle sottili mutazioni del gusto che via via, nel corso del diciannovesimo secolo, hanno contribuito alla riscoperta del pittore veneziano.

Sarà vero che ciò è avvenuto grazie a John Ruskin, si chiede da subito l’autrice? Per quanto riguarda il mondo anglo-americano certamente sì! Se prima di lui, infatti, i vari Hawthorne, Melville e Twain sembrano non mostrare alcun interesse per i dipinti di Carpaccio, pochi anni dopo il loro arrivo Henry James, certamente influenzato dal grande critico inglese e pur avendo occhi quasi solo per Tintoretto e Veronese, inizia a parlarne con crescente ammirazione e inaspettato entusiasmo.

La letteratura poi, si sa, quando si tratta di grandi autori come Edith Wharton, è capace di incrociarsi con la vita restituendone il senso più profondo ancora meglio di quanto potrebbe fare una biografia, ed è così quindi che, in un racconto della scrittrice americana, è proprio il critico inglese a suggerire al giovane e inesperto Lewis Raycie, erede di una grande fortuna oltre Oceano, l’acquisto di un dipinto di Carpaccio, il cui nome, con un colpo di genio della scrittrice, il padre del ragazzo, deluso poiché si aspettava che il figlio nel suo viaggio in Italia comperasse i quadri dei pittori allora in voga, storpierà addirittura in «Carpatcher»: un meccanico per auto! È in questo racconto, False Dawn (1924), che si comprende, forse più chiaramente che in un saggio di storia dell’arte, come nella seconda metà dell’Ottocento stesse iniziando a mutare il gusto internazionale nei confronti della pittura italiana: non si ammiravano più soltanto Raffaello, Domenichino o Guido Reni, ma anche Piero della Francesca, Beato Angelico, Giotto, Mantegna e, non da ultimo, proprio Carpaccio.

Da allora in poi, a cavallo fra i due secoli e in avanti, visitare i dipinti di Carpaccio all’Accademia o alla Scuola degli Schiavoni diventò qualcosa di irrinunciabile per ogni viaggiatore, mentre i più intraprendenti iniziarono perfino a spingersi all’interno, verso quella terra ferma piena di tesori inesplorati, per cercare testimonianze della sua opera. Fu così che l’archeologo inglese Austen Henry Layard, colui che scoprì Ninive, insieme alla moglie Enid si spinse fino a Noale per andare a vedere un dipinto attribuito a Carpaccio che allora era in vendita; proprio questo episodio è l’occasione, oltre che per ripercorrere le affascinanti vicende legate all’attribuzione, prima sconfessata e poi di nuovo approvata, della pala di Noale, anche per comprendere quanto ormai il pittore veneziano alla fine dell’Ottocento fosse davvero divenuto assai di moda, almeno negli ambienti colti.

Il libro, corredato da una selezione di bellissime fotografie, si legge tutto d’un fiato e ci lascia pervasi da quella straordinaria sensazione che proviamo quando arte e letteratura incrociano le loro strade, ma è sulla vasta ed esaustiva bibliografia citata e, soprattutto, sul minuzioso e curatissimo apparato di note, che forma un vero e proprio ulteriore testo, che occorre anche soffermarsi con attenzione, poiché contribuiscono a fare di questo volume un tassello fondamentale per comprendere come meglio non si potrebbe l’evoluzione del gusto e la sensibilità di quegli artisti e letterati anglo-americani dell’Ottocento così perdutamente innamorati dell’Italia.