Sconfitta indigesta. Una Scozia che arriva all’Olimpico un po’ troppo rilassata e che impiega un’ora per ritrovarsi; un’Italia che non ti aspetti e che gioca meglio, segna tre mete e accumula un vantaggio di 12 punti per poi cedere nel finale, quando la fatica si fa sentire e gli errori si pagano senza possibilità di rimediarvi.

Il punteggio 27-29, con sorpasso, controsorpasso e definitivo allungo a due minuti dal fischio di chiusura, è un boccone amaro da mandare giù.

Cinque partite e altrettante sconfitte: whitewash e inevitabile cucchiaio di legno. Eppure questa volta l’Italia meritava di più.

Da subito in partita, molto aggressiva nei punti di incontro, la squadra azzurra si trovava in vantaggio dopo 6’ grazie a un piazzato di Tommaso Allan, passavano tre minuti e la Scozia raddrizzava le cose con una meta di Fraser Brown . Laidlaw non trasformava e il punteggio era 3-5.

Ancora quattro minuti ed era l’Italia ad andare in meta con Allan, molto bravo a fintare un passaggio e a infilarsi nella difesa degli ospiti. Con la trasformazione si andava sul 10-5. Altri sette minute e arrivava la seconda meta azzurra, questa volta con Matteo Minozzi (alla sua quarta meta nel torneo), dopo un calcetto a seguire di un ispiratissimo Allan.

Era il 20’ e l’Italia era avanti 17-5 ma la Scozia rientrava subito in partita con una driving maul finalizzata dal capitano John Barclay: 17-12. Il punteggio non cambiava fino al riposo.

Il primo tempo aveva visto una bella Italia. Attenta nei raggruppamenti, più ispirata nel gioco alla mano, dominante nelle touches e nelle mischie ordinate.

Su tutti spiccavano le nostre terze linee, Jake Polledri e Sebastian Negri, mentre Simone Ferrari si distingueva per intraprendenza. Dall’altra parte c’era una squadra scozzese poco reattiva e in più occasioni presa d’infilata dalle folate offensive azzurre. Era però più efficace nei calci tattici (Stuart Hogg) e nelle maul, due fasi di gioco che alla lunga si sarebbero rivelate decisive.

Si riprendeva e gli azzurri sembravano più in palla.

Sebastian Negri si vedeva annullare una meta al 42’ per un precedente in avanti (passaggio mal eseguito da Parisse) ma due minuti dopo era di nuovo Allan, ben servito da Violi, a segnare la terza meta italiana. Lo stesso Allan trasformava e l’Italia saliva a 12 punti di vantaggio: 24-12.

Era l’ultima fiammata della squadra di O’Shea, che da lì in poi sarebbe stata sfavorita nei cambi dalle panchine mentre la Scozia cominciava a risalire il campo, affidandosi alle rimesse e alle maul con le quali guadagnava metri su metri a una difesa italiana incapace di arginarle.

Maitland andava in meta al 60’ e la trasformazione di Laidlaw portava il punteggio sul 24-19. Dieci minuti dopo era un fallo di Parisse a concedere una touche agli scozzesi. Sulla maul successiva, eseguita magistralmente, gli azzurri arretravano di trenta metri e Stuart Hogg trovava il varco decisivo. Laidlaw trasformava ed era il sorpasso: 24-26.

Gli ultimi dieci minuti del match vedevano una squadra azzurra ormai in apnea. Tommaso Allan trovava i pali su un piazzato ed era il controsorpasso al 75’, ma tre minuti dopo era Greig Laidlaw a sfruttare un calcio piazzato per il definitivo 27-29.

Peccato. Era una partita che l’Italia avrebbe potuto vincere se avesse avuto maggior lucidità nel gioco tattico e un po’ di malizia in alcune fasi del match.

Le resta, come consolazione, il punto di bonus per la sconfitta di stretta misura e la consapevolezza di avere trovato in questo torneo alcuni punti fermi nei giovani che Conor O’Shea ha fortemente voluto nel gruppo azzurro: Matteo Minozzi, un estremo di grandi qualità tecniche (dovrà migliorare nei calci), le terze linee Negri, Polledri e Licata, un Tommaso Allan al quale la concorrenza di Carlo Canna ha fatto bene.

I due test estivi contro il Giappone serviranno a dare maggior consistenza a una squadra giovane che può e deve crescere e che per la prima volta, da molti anni, anziché affidarsi a un gruppo di veterani da 80 e passa caps può guardare in avanti partendo dai suoi giovani.

Per la cronaca, il Sei Nazioni riservato alla categoria under 20 ha visto gli azzurrini battere Galles e Scozia e perdere di stretta misura con l’Irlanda.

Grande Slam e Triple Crown per l’Irlanda

Con il titolo ormai in tasca, l’Irlanda ha festeggiato il giorno di San Patrizio, il suo santo patrono, sconfiggendo gli inglesi nella loro “fortezza”, il Twickenham, con il punteggio di 24-15 e conquistando anche la Triple Crown.

E’ il terzo Grande Slam nella storia del rugby irlandese.

Tre mete per parte: Ringrose, Stander e Stockdale per i verdi, doppietta di Daly e meta di May per il XV della Rosa che chiude il torneo con due vittorie e tre sconfitte (consecutive).

A fare la differenza sono stati i piazzati di Sexton e Carbery, mentre i padroni di casa hanno sbagliato tutti i calci a disposizione.