Roxy Music spuntano quasi per caso agli albori del glam, e consistono principalmente nel cantante ebbro e stilizzato Bryan Ferry, nel languido ma fulminante chitarrista Phil Manzanera, nell’oboista Andy Mackay e nel tastierista sedicente «dilettante» Brian Eno, che guarda al rumorismo e alla musica concreta. Il loro primo omonimo album contiene almeno due-tre rivoluzioni che faranno la storia del rock. Il loro è un hard rock- prog eseguito con un’attitudine pop, in un incedere convulso, a tratti onirico, con canzoni implicitamente umoristiche che si fanno d’un tratto drammatiche e un citazionismo forsennato che guarda alla cultura pop quanto a quella «alta». È però il successivo For Your Pleasure (’73) a rasentare la perfezione, con una produzione più decisa. In una cornice gelida emergono l’epilettica Do The Strand, con rime deliranti che trasformano riferimenti culturali in meri strumenti vocali per la costruzione una nuova farsesca danza pop, l’epos interiore di Strictly Confidential, la ballata In Every Dream Home A Heartache, ode postmoderna a una bambola gonfiabile.

Il loro primo omonimo album contiene almeno due-tre rivoluzioni che faranno la storia del rock. Il loro è un hard rock- prog eseguito con un’attitudine pop, in un incedere convulso, a tratti onirico, con canzoni implicitamente umoristiche che si fanno d’un tratto drammatiche e un citazionismo forsennato che guarda alla cultura pop quanto a quella «alta».

IL PROBLEMA è che se è Ferry a comporre tutte le canzoni, è Eno con il suo esibito assurdismo, a attirare i riflettori, finché non viene cacciato dal leader. Stranded è prevalentemente un album di ballate, dalle forme e contenuti sorprendenti. Si va dalla levità di Just Like You e Serenade, all’afflato religioso di Psalm, al dramma decadente di A Song For Europe, all’elettrizzante circolarità di Mother Of Pearl, che narra la fascinazione verso una donna semidivina e irraggiungibile, tema da qui in poi ricorrente nelle composizioni di Ferry.
Country Life, che vanta un arrangiamento eccezionale, pur contenendo splendide canzoni è il primo album dei Roxy Music a non fare grandi passi in avanti. Ci penserà il successivo Siren (’75), con l’approccio funky-dance di Love Is The Drug o She Sells.
A questo punto la band si concede un una pausa indefinita, durante la quale Ferry, Manzanera e MacKay tentano di portare avanti le rispettive carriere soliste. Il disco della reunion, Manifesto (’79), sancisce in parte il fallimento di questo progetto, e abbraccia una pop-dance nella quale è possibile trovare le ultime tracce del prog delle origini.

PROSEGUE su questa strada Flesh + Blood, dove il sound si fa più impalpabile e essenziale, per finire con Avalon (’82), in cui la musica, di una dolcezza infinita, si racchiude come in se stessa, in un viaggio attraverso lievissime sonorità, talora quasi ambient. È allora che Ferry scioglie il gruppo, che rimarrà comunque influentissimo, soprattutto per la new wave. Mentre gli ex membri della band hanno annunciato un reunion tour per il 50° anniversario, la Umc sta rilasciando gli 8 album in studio dei Roxy in vinile «half-speed remastered».