Rousseau alle prese con la proprietà privata
Scaffale Un pamphlet di Mario Reale, uscito per Castelvecchi, che smonta alcuni luoghi comuni sul pensatore francese, riconsegnandolo alla attualità
Scaffale Un pamphlet di Mario Reale, uscito per Castelvecchi, che smonta alcuni luoghi comuni sul pensatore francese, riconsegnandolo alla attualità
Fatta eccezione per quei mostri sacri che risultano imprescindibili, è decisamente arduo individuare dei pensatori oggettivamente più rilevanti di altri. Ciò che invece si può fare, e in una certa misura si rivela perfino necessario, è discernere quegli autori che sono riusciti a incarnare un tornante della Storia, ossia a porre delle questioni di cui la vicenda umana successiva non avrebbe più potuto fare a meno.
Colui che riesce in un’impresa del genere, assurge a propria volta al rango di studioso capace di uscire dal grigiore della compilazione. Non è un caso che fra questi, oggi, si possa segnalare Mario Reale, professore emerito di filosofia a La Sapienza di Roma, già autore di numerosi libri e articoli sulla filosofia moderna (tra cui il rinomato Le ragioni della politica, per Edizioni l’Ateneo, nel 1983), da poco in libreria con Tre saggi su Rousseau. Proprietà, volontà generale, politica (Castelvecchi, pp. 156, euro 17,50).
IL PAMPHLET, che si avvale dell’autorevole postfazione di Stefano Petrucciani, ha il merito incontestabile di evidenziare gli aspetti salienti che hanno fatto di Jean-Jacques Rousseau l’autore con cui è stato impossibile non confrontarsi per chi è venuto dopo. Un risultato ragguardevole, tenuto conto del fatto che il filosofo ginevrino è sempre stato a rischio di etichettature, essendo considerato pressoché unanimemente l’ispiratore della rivoluzione francese nonché il primo pensatore della democrazia in termini sistematici. L’autore è efficace nel dimostrare come Marx, ma in generale tutto il pensiero rivoluzionario dell’Ottocento, non abbia potuto fare a meno di confrontarsi con il filosofo del Contratto sociale. Il Rousseau che offre Reale, con prosa limpida e argomentare lineare, ha saputo problematizzare alcune tematiche (la proprietà privata, la democrazia, la funzione stessa della politica) che invece molti dei rivoluzionari venuti dopo hanno trattato con relativo semplicismo, innescando delle contraddizioni destinate a complicare il corso del pensiero e degli eventi che si sono ispirati alla cultura progressista.
Nel volume si fa chiarezza rispetto alla questione della proprietà privata, uno degli aspetti da cui dedurre la complessità del filosofo ginevrino: osteggiata in maniera idealistica dal Rousseau del Discorso sulla disuguaglianza, la stessa veniva vista sostanzialmente in termini positivi nell’Emilio (l’opera pedagogica), intendendola come entità esterna da cui il bambino poteva trarre tanto la consapevolezza del proprio sé quanto l’istinto all’autoconservazione.
QUI REALE è illuminante nel restituirci un autore che, nel momento stesso in cui ha contribuito a delineare la necessaria «uscita dallo stato di natura» soprattutto in vista della libertà e della tutela degli individui, tuttavia non ha mancato di sottolineare gli effetti socialmente conflittuali e contraddittori di alcune istituzioni dello stato di diritto (fra cui, appunto, la proprietà privata). Come anche va recuperata la visione problematica che della democrazia ci ha lasciato Rousseau, ben consapevole che «se ci fosse un popolo di dèi questo si governerebbe democraticamente. Peccato che un governo tanto perfetto non conviene agli uomini».
L’ideale di Rousseau era di trovare un «governo democratico saggiamente temperato», attraverso un equilibrio e distribuzione dei poteri che lo fecero amare poco da Marx. Ma che lo hanno reso molto più attuale di quanto per troppo tempo si è pensato. Al di là di quelle etichette che Mario Reale ha decostruito con paziente sapienza.
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