Sarà un festival che «celebra il cinema nel suo splendore con un programma che guarda laddove gli altri non guardano». Così la direttrice, Vanja Kaludjercic, ha presentato la prossima edizione del festival di Rotterdam (25 gennaio-5 febbraio), il primo degli appuntamenti di riferimento, insieme all’americano Sundance, nella nuova stagione cinematografica che dal 2023 torna infine in presenza dopo due edizioni in streaming o a versione ridotta per la pandemia.
Diverse le novità a cominciare da gruppo di lavoro che vede nuove e nuovi programmer con cui Vanja Kaludjercic lancia la sua scommessa. Il premio Robby Müller alla direzione della fotografia sarà consegnato a Hèléne Louvart, artefice della luce tra gli altri per Alice Rohrwacher (Lazzaro felice) e Leonardo Di Costanzo (L’intrusa).

DIVERSI i focus: da Judit Elek, storico nome del cinema ungherese e tra le fondatrici dei Bela Balazs Studios, a Yuasa Masaaki, uno dei riferimenti dell’animazione giapponese. Special guest è Steve McQueen con il lavoro realizzato per il festival, Sunshine State – che sarà presentato in collaborazione con il Museo Boijmans Van Beuningen.
Sono 16 i titoli in concorso per il Tiger Award (tutti in prima mondiale) tra cui 100 arstider (Svezia), l’esordio di Giovanni Bucchieri, performer e danzatore con il Royal Swedish Ballet e la Cullberg Company; Geology of Separation, coproduzione italo-tunisina realizzata da Yosr Gasmi e Mauro Mazzocchi, il paesaggio italiano nell’attesa di un migrante del permesso di soggiorno; Indivision della regista marocchina Leila Kirani già autrice del bel Sur la planche (2012). Per l’Italia sono 8 i titoli, da Pantelleria dei masbedo a I morti rimangono con la bocca aperta di Fabrizio Ferraro.
Apertura affidata a Munch di Henrik Martin Dahlsbakken, chiusura con All India Rank di Varun Grover, un acuto ritratto della classe media in India.