Romero, un regista sempre in anticipo sui tempi
Cinema Il cordoglio di registi e amici del grande regista morto domenica scorsa. «Si è servito del cinema di genere per parlare 50 anni fa di razzismo », sottolinea Eli Roth
Cinema Il cordoglio di registi e amici del grande regista morto domenica scorsa. «Si è servito del cinema di genere per parlare 50 anni fa di razzismo », sottolinea Eli Roth
«Tutto è cominciato con Romero» ha twittato Jordan Peele, il regista di Scappa – Get Out, insieme alla foto di Ben (Duane Jones), armato di fucile, nel finale de La notte dei morti viventi: l’unico personaggio (un African American) che sopravviveva alla mattanza degli zombi nel primo film del regista per poi venire ucciso quando «arrivano i nostri» – l’esercito americano – viene quindi indicato come principale fonte d’ispirazione da Peele che con il suo Get Out ha raccolto proprio l’aspetto più politico del cinema del maestro scomparso.
Dopo il successo della Notte dei morti viventi Romero accantona il genere che lui stesso ha creato, quello appunto degli zombi, e nel 1971 gira la sua prima e unica commedia sentimentale: There’s Always Vanilla, per tornare all’horror con La stagione della strega l’anno successivo e nel nel 1973 con La città verrà distrutta all’alba. Cinque anni dopo, nel 1978, escono altri due horror diretti da Romero: il primo è Martin, che segna l’inizio di una lunga collaborazione con il truccatore e creatore di effetti speciali Tom Savini – «Abbiamo riso insieme nel corso di 50 anni e 9 film. Mi mancherà. C’è una luce che si è spenta e non può essere sostituita», ha scritto lui su twitter.
E poi c’è ritorno allo zombie movie: Dawn of the Dead, il suo più grande successo commerciale. Oltre a Peele, sono molti gli autori che hanno espresso su twitter il cordoglio per la scomparsa di Romero: «Sei stato tu a far nascere in me il desiderio di fare film – ha scritto il regista dei Guardiani della galassia James Gunn – e mi hai aiutato a trovare un significato nei mostri». Similmente si esprime Eli Roth: «È difficile quantificare quanto Romero mi abbia ispirato e l’entità del suo contributo al cinema».
Tra i tanti che nelle ore successive alla morte del regista gli rendono omaggio c’è lo scrittore Stephen King: «Mi rattrista la morte del mio collaboratore preferito – e amico di vecchia data – George Romero. Non ci sarà mai un altro come te» ha scritto il romanziere che nel 1982 era stato lo sceneggiatore dell’antologia horror diretta dal regista, Creepshow. E nel 1993 Romero aveva anche adattato per lo schermo un libro di King: La metà oscura.
Del 1990 è invece la collaborazione con Dario Argento, con cui Romero codirige Due occhi diabolici, un omaggio a Edgar Allan Poe. Il suo ultimo lavoro slegato dal genere zombi risale al 2000 di Bruiser – La vendetta non ha volto. Nel 2005 esce La terra dei morti viventi, seguito da Le cronache dei morti viventi (2007) e infine da Survival of the Dead (2009), il suo ultimo film.
«Romero si è servito del cinema di genere per parlare di razzismo 50 anni fa», ha aggiunto Eli Roth: «Era contemporaneamente in anticipo sui tempi e ciò di cui il cinema dell’epoca aveva bisogno». Non a caso, gli ultimi tweet di Romero sono decisamente anti Trump: «Al mio risveglio il Presidente degli Stati uniti non era più il leader del mondo libero – aveva scritto l’11 giugno – Dopo soli 142 giorni Trump passerà alla storia come il peggior presidente della storia contemporanea».
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