«Non ci sono cartelli a favore di Hillary. Abbiamo guidato dal Canada a qui e davanti alle case e nei giardini leggevamo solo Vota Trump. Qualcosa vorrà pur dire….». Così, meno di una settimana prima delle elezioni del novembre scorso, in uno storico ristorante cinese di New York che gli piaceva molto, George Romero era preoccupato – senza saperlo, con l’intuito di sempre e contro tutti i pronostici, anticipava la catastrofe. Come in un certo senso hanno fatto quasi tutti i suoi film. Avidissimo consumatore di news, George passava ore e ore inchiodato davanti a CNN, di cui filtrava il...