Roma, stop agli sgomberi di centri sociali e associazioni
Nella capitale Approvata la delibera di giunta sul patrimonio indisponibile. Ma il futuro resta incerto
Nella capitale Approvata la delibera di giunta sul patrimonio indisponibile. Ma il futuro resta incerto
La battaglia sul patrimonio indisponibile della capitale continua. La giunta 5 Stelle ha dato ieri mandato al dipartimento patrimonio di procedere con il piano di riordino superando la delibera 140/2015 (sindaco Marino). Quel provvedimento intimava di sgomberare centinaia di edifici pubblici concessi a «canone sociale» (20% del prezzo di mercato) in virtù delle attività socio-culturali degli assegnatari. Secondo un’ipotesi della Corte dei conti, poi smentita da varie sentenze, questa riduzione costituiva un danno erariale.
La nuova delibera ferma gli sgomberi e ordina di verificare, entro 18 mesi, la sussistenza dei requisiti. Si apre così la possibilità di entrare in un regime di assegnazione temporanea fino alla definizione di quella successiva, in base a procedure stabilite dal Regolamento sul patrimonio indisponibile che dovrebbe essere votato entro la fine della legislatura. La bozza presentata dai 5S è stata ripetutamente contestata da tutte le associazioni coinvolte. Sul testo esistono al momento varie proposte di modifica che saranno decisive per stabilirne il segno. In particolare le associazioni si oppongono allo strumento del bando come procedura per le assegnazioni: il rischio è di mettere in concorrenza piccole realtà sociali radicate nei territori e grandi soggetti imprenditoriali.
«Garantiremo la possibilità di utilizzare i locali in concessione alle associazioni che attualmente li occupano e svolgono attività coerenti con l’originario titolo di assegnazione, purché siano in regola con il versamento del canone», ha detto ieri Virginia Raggi a commento della delibera. La norma riconosce l’importanza delle attività solidali realizzate durante la pandemia dagli assegnatari di beni pubblici e afferma che sgomberi e mancate assegnazioni sono un danno, culturale ed economico, per la città.
Sul testo, però, rimangono molte ombre. «Non è risolutivo – afferma Alessandro Torti, di Esc Atelier – Non scioglie il nodo del bando e non riconosce che il valore sociale creato negli anni deve essere l’indicatore principale per dare continuità alle vecchie assegnazioni». Ambiguo rimane poi il passaggio sulle morosità. Queste erano state illegittimamente ricalcolate a canone di mercato dal dipartimento patrimonio, dando origine a richieste di risarcimenti milionari nei confronti delle associazioni. La delibera non chiarisce se «essere in regola con il pagamento» si riferisce agli affitti interi o a quelli al 20%. «Un punto troppo rilevante per lasciarlo nell’ambiguità», afferma Stefano Fassina, consigliere di Sinistra x Roma. Che denuncia anche come i debiti siano stati calcolati senza tenere conto delle tante attività di manutenzione realizzate dalle associazioni.
Lo sgombero del Cinema Palazzo ha riportato il tema degli spazi sociali al centro del dibattito cittadino. Anche lì i 5S hanno preso l’iniziativa dopo cinque anni di immobilismo annunciando una trattativa con la proprietà. Le elezioni si avvicinano.
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