Scuola

Roma, la protesta dei docenti: «Basta con la propaganda sulla riapertura delle scuole»

Roma, la protesta dei docenti: «Basta con la propaganda sulla riapertura delle scuole»A scuola al tempo del Covid – Ansa

Salta il banco Le modalità della riapertura post-natalizia delle superiori (al 50%) ha provocato la protesta dei licei della capitale. Non convincono i protocolli sui trasporti, forti critiche al governo sull’improvvisazione e l’uso demagogico della scuola e della vita di chi studia e lavora.A fine dicembre una "mozione pubblica" del liceo Tasso ha aperto il dibattito,. Sono intervenuti il Dante, Benedetto da Norcia, Democrito, Pasteur, Virgilio e Augusto, Caravillani, Avogadro e Caravaggio, il Righi e l'Orazio, il Morgagni e il Socrate, il Gullace Farnesina, Rossellini e Plinio, Montale. Mamiani, Malpighi, Volta e Ceccherelli,  Talete, Darwin e Margherita di Savoia, il Peano di Monterotondo, il Volterra di Ciampino, il Pascal di Pomezia e 650 docenti delle scuole di Roma Est. Sul sito del Manifesto sono migliaia le firme dei docenti, studenti e genitori che chiedono al governo serietà e capacità per riaprire in sicurezza. Ed emerge la richiesta di un'assemblea permanente sul futuro della scuola

Pubblicato quasi 4 anni faEdizione del 3 gennaio 2021

IN OCCASIONE DEL RIENTRO dalle vacanze natalizie, a Roma e nel Lazio è cresciuta la protesta dei licei contro la propaganda del governo sulla scuola, il protocollo sulla gestione dei trasporti e la gestione dei tracciamenti anti-contagio.

La pubblicazione della mozione pubblica dei docenti del liceo Tasso il 28 dicembre su questo giornale (ilmanifesto.it/lettere) ha generato un dibattito inedito nelle scuole della Capitale che è proseguito a gennaio. Da quel momento sono arrivate più di mille adesioni da parte dei docenti di molti istituti. I seguenti licei hanno pubblicato sul nostro giornale le loro mozioni: Dante Alighieri, Benedetto da Norcia, Democrito, il liceo Pasteur e il Montale, il Nomentano e il Socrate, il Caravaggio, l’Avogadro, il Righi, Il Morgagni e l’Orazio, il Margherita di Savoia, il Gullace e il Plinio, Talete, Mamiani, Malpighi, Volta e Ceccherelli, Rossellini e il Darwin, il  Liceo Scientifico e Musicale Farnesina, quello artistico Caravillani e 650 docenti delle scuole di Roma est, il liceo Peano di Monterotondo, il Volterra di Ciampino, il Pascal di Pomezia. Aidocenti iniziano a unirsi anche gli studenti: ci hanno scritto quelli dell’Amaldi e del Darwin, 1800 studenti del liceo De Sanctis ne hanno sottoscritto una.

Il problema generale è così definito dai docenti del Morgagni: «La questione fondamentale non è “riaprire” le scuole superiori (termine fuorviante, considerato che la didattica non è stata mai interrotta), ma garantire un ritorno in presenza in sicurezza, che assicuri continuità fino alla fine dell’anno scolastico».

«SIA I DOCENTI che gli studenti vogliono rientrare a scuola, ma per rimanervi sino alla fine dell’anno scolastico che ha una sua scansione precisa e definita», «i turni prospettati sono inapplicabili e controproducenti», «l’auspicio è che la tanto sbandierata “centralità della scuola” diventi reale e non solo l’effimero baluardo propagandistico» scrivono i docenti del Tasso.

A ROMA e in tutto il paese – ricordano i docenti del liceo Orazio – il rientro a scuola avviene “in assenza di uno screening rapido antigenico da parte delle ASL competenti e all’indomani di un periodo di forti restrizioni con attuazione di zone rosse”.

«NONOSTANTE il meritevole screening dell’Asl Roma 5 per alunni e famiglie- scrivono dal Peano– lo si è reso scarsamente significativo per l’esclusione del personale scolastico».

“Il piano del Governo – scrivono i docenti del liceo Nomentano – a nostro avviso crea gravi problemi di natura organizzativa, non risulta proficuo da un punto di vista didattico e non riduce significativamente il rischio di diffusione del virus.

Alcuni docenti del liceo Virgilio di Roma evidenziano una realtà che appare trascurata in questi giorni. Il governo ha organizzato tavoli tra prefetti e uffici scolastici regionali per stabilire, zona per zona, un piano trasporti e orari scaglionati. Il problema è che non sono state coinvolte le scuole nella loro autonomia, quelle che conoscono le esigenze degli studenti e i loro problemi concreti: “E’ necessaria una maggiore autonomia degli istituti”, scrivono.

E’  dura la polemica contro il protocollo d’intesa tra il prefetto di Roma Matteo Piantedosi e l’ufficio scolastico regionale che interessa le scuole della città metropolitana. In generale si contesta l’assenza di interlocuzione con le scuole le cui esigenze differiscono di zona in zona. E poi si duplicano le entrate alle otto e alle dieci sulla base dell’organizzazione dei trasporti locali che sono stati comunque potenziati.

Per i docenti del Pascal di Pomezia ciò comporta problemi insormontabili per organizzare l’orario delle lezioni.Ciò rende impossibile progettare a lungo termine, oltre le due settimane, la didattica e le altre attività. Gli studenti saranno privati del tempo necessario per studiare e di quello per vivere la loro vita già sacrificata in un tempo di pandemia. Per quanto riguarda il personale Ata l’allungamento dell’orario, tra l’altro non definitivo, danneggerà i pendolari che spesso vengono da fuori Roma e anche da altre regioni. “La scuola non è l’“ultimo anello della catena”, di ciò che accade FUORI dalle scuole” sostengono i docenti.

“I docenti hanno messo in piedi una Didattica a Distanza efficace, con professionalità  e senso del dovere. E tale senso del dovere ci impone oggi di rigettare proposte che ci appaiono improvvisate e distruttive, che ridefiniscono l’orario giornaliero in deroga se non in spregio a ogni passaggio contrattuale, ad una condivisione o riflessione sulla sostenibilità  dei carichi di lavoro e sull’efficacia didattica delle misure proposte” sostengono dal Plinio.

“La rigida imposizione di orari e giorni di apertura non tiene conto né delle enormi differenze esistenti tra le singole istituzioni scolastiche (per dislocazione, bacino di utenza, spazi, strutture e numerosità di studenti e personale), né della necessità, dopo il rientro a casa, di un adeguato tempo di riposo che si aggiunga per gli studenti a quello dedicato allo studio e per i docenti a quello dedicato alle correzioni e alla preparazione delle lezioni” scrivono dal Pasteur.

Per i docenti del liceo Socrate la “priorità va data al tracciamento nelle scuole adeguando il trasporto locale alle esigenze determinate dal diritto allo studio, e non – viceversa – imponendo orari che avranno su di essa pesanti ripercussioni negative, a causa dell’impossibilità di agire sui trasporti”.

“Il prolungamento dell’orario delle attività didattiche pomeridiane determinerà l’ennesima totale riorganizzazione dell’orario dei docenti e la turnazione del personale ATA che, a parità di organico, dovrebbe garantire tempi più lunghi di sorveglianza sugli studenti e ulteriori azioni di igienizzazione degli spazi” sostengono dal Caravaggio.

“Solo quando ci saranno le pre-condizioni create dalla politica, una politica che abbia veramente a cuore la scuola e non solo a parole per farsi pubblicità, solo allora si potrà tornare in classe” sostengono i docenti del liceo scientifico Avogadro.

“E’ necessario riuscire a garantire continuità sino alla fine dell’anno scolastico, evitando una ripresa a singhiozzo su schemi di rotazione oraria oggettivamente improponibili” sostengono i docenti dell’Ims Margherita di Savoia.In mancanza di una vera politica, aggiungono i colleghi del Montale di Roma, si continuerò in una sequenza “di settimane di quarantene e di didattica a distanza, prima parziale”.

Seicento e cinquanta docenti delle scuole di Roma Est, ubicate alla “frontiera” del raccordo anulare, hanno sottoscritto un’altra mozione dettagliatissima contro a decisione presa dalla Prefettura di Roma sul rientro in classe il 7 gennaio, poi spostato all’11 e ancora al 18 nel Lazio.

Scrivono: “È realistico e serio − per la parte degli studenti che non farà ingresso a scuola alle 8,00 − entrare nelle aule alle 10,00 per uscirne alle 15,00 o alle 16,00? Si prevede poi che questi studenti abbiano il tempo di studiare e di assimilare i contenuti che sono stati loro proposti?”. E poi: “Non si poteva prospettare un ritorno a scuola degli studenti riservando una parte dell’orario alle attività in presenza e dedicando il resto del tempo scuola alla didattica a distanza, e per questa via evitare allungamenti e ingestibili complicazioni degli orari scolastici?”. Infine: “Il tracciamento dei casi di contagio da Covid-19 è stato gravemente inefficiente già nella prima fase dell’anno scolastico, senza che nessun cambiamento organizzativo di qualche rilievo sia stato da allora introdotto. A tutt’oggi non sono disponibili dati certi sui contagi della popolazione scolastica che rientrerà a scuola tra pochi giorni”.

“È questo dunque il tanto sbandierato rientro? Quel che preme evidenziare è che la soluzione ai problemi della riapertura delle scuole sembra ridursi all’orario di ingresso e uscita e ai trasporti. Della sicurezza intrinseca della coabitazione di un comunque elevato numero di persone in ambienti ristretti … NULLA” scrivono dal liceo scientifico di Ciampino.

«NON SI ERA DETTO “la scuola al primo posto”? La scuola è l’”ultima ruota del carro” e queste rigide norme prescrittive, facendosi beffe dell’autonomia scolastica, lo rendono più che evidente» aggiungono i colleghi del Dante. «I veri problemi della scuola sono: spazi, personale e diminuzione del numero degli alunni per classe».

«PENSIAMOribadiscono dal Righi – in primo luogo alla riduzione del numero di alunni per classe – che avrebbe tra l’altro consentito una migliore qualità dell’offerta formativa – e al conseguente necessario reclutamento di nuovi docenti».

IL VISCONTI E L’AUGUSTO propongono di convocare un’assemblea permanente sul futuro della scuola “che continua a reggersi sull’abnegazione dei docenti e di tutto personale che vi lavora senza che il sistema politico sia capace di una seria ed efficace progettazione a breve e lungo termine”.

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