Roma, il comune è moroso ma l’Acea taglia l’acqua a 300 persone
Beni comuni Assurdo braccio di ferro tra l'azienda e l'amministrazione Marino. Le vittime sono le famiglie in un super-comdominio in via Giolitti. Forum italiano dei movimenti per l’Acqua: "Non c'è da stupirsi se i cittadini dovessero dar vita a forme autogestite di riallaccio"
Beni comuni Assurdo braccio di ferro tra l'azienda e l'amministrazione Marino. Le vittime sono le famiglie in un super-comdominio in via Giolitti. Forum italiano dei movimenti per l’Acqua: "Non c'è da stupirsi se i cittadini dovessero dar vita a forme autogestite di riallaccio"
«Se non dovessimo ottenere una risposta questa sera stessa, allora domattina ci faremo sentire a modo nostro. Non se ne può più, siamo esasperati ed increduli: è la terza volta in 4 mesi che Acea ci toglie l’acqua, senza nessun preavviso e violando la legge che prevede la riduzione della pressione e non la sospensione del servizio. Tra di noi ci sono bambini e anziani, è una follia, un gesto intollerabile».
Qualche imprecazione fa da corollario alle parole di Anna Mazzone, residente in uno dei 90 appartamenti del super condominio di via Giolitti (che comprende i civici 101, 119 e 137) dove ieri mattina gli operatori di Acea hanno provveduto alla rimozione dell’intero contatore condominiale, facendo andare su tutte le furie i 300 abitanti delle palazzine. Una situazione paradossale, visto che il Comune è proprietario di circa la metà delle case interessate dal distacco dell’acqua (l’altra metà è stata acquistata con le cartolarizzazioni del 2006 e del 2009) ed è proprio il Campidoglio ad essere moroso verso la stessa Acea per una cifra, ci raccontano i residenti, che sfiora i 60mila euro.
«Questa decisione è stata presa mentre è in corso una trattativa tra la nuova amministratrice del condominio, Acea e il Comune: la dottoressa Moretti (economo cassiere dell’ufficio di Presidenza di Acea, NdR) dopo un lungo tira e molla si era detta disponibile ad intavolare la discussione, che infatti era stata avviata una settimana fa», insiste Anna. «Inoltre noi, come residenti, eravamo disponibili a pagare il prezzo per procedere ai distacchi singoli, con una spesa di oltre 1200 euro, per poterci tutelare in questo assurdo braccio di ferro». Risulta in effetti davvero strano che il Comune di Roma sia al contempo azionista di maggioranza di Acea S.p.A. con il 51% delle quote, il che rende ingarbugliata questa vicenda, diluendo in un grosso punto interrogativo le responsabilità sul debito contratto.
«Ad oggi il super condominio non ha un amministratore unico e noi non abbiamo chiari i passaggi di questa storia: non abbiamo mai visto una bolletta, perché la spesa per l’acqua è tarata sui 90 appartamenti e se ne occupava direttamente l’amministratore», ci racconta un altro condomino. Rimane l’assurdità di una mossa crudele, che fa pagare agli inquilini il prezzo di un bisticcio tra due parti che sembrano dimenticare come l’acqua, secondo la convenzione dell’ONU, sia un diritto inalienabile. Secondo Paolo Carsetti della Segreteria del Forum italiano dei movimenti per l’Acqua, «questa situazione è un’enorme smentita rispetto le dichiarazioni dell’amministrazione Marino, secondo cui il 51% era una quota sufficiente per controllare Acea e l’erogazione del suo servizio.
Quello che invece si evince è il contrario, ed è lo stesso Comune ad essere distaccato dall’amministrazione che intendeva controllare e gestire. Non mi stupirei se i cittadini dovessero dar vita a forme autogestite di riallaccio in casi come quello di via Giolitti. Anzi, credo sia una soluzione da augurarsi per dare un segnale forte alle amministrazioni».
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