Roma entra nel programma dopo la strigliata di Raggi
Capitale La sindaca ottiene ciò che Ignazio Marino avrebbe voluto dal Pd. E il maziano: «Per le idee venite da me»
Capitale La sindaca ottiene ciò che Ignazio Marino avrebbe voluto dal Pd. E il maziano: «Per le idee venite da me»
È l’ultimo della lista, ma è un vero punto di svolta. Il meno previsto anche se fortemente richiesto, quello che tutti i sindaci di Roma avrebbero voluto vedere nell’agenda del governo nazionale. Ciò che il dem Ignazio Marino non è riuscito ad ottenere dal suo partito quando Matteo Renzi era l’inquilino di Palazzo Chigi, sembra invece possibile per Virginia Raggi, ora che il Pd sta per condividere la stanza dei bottoni con il M5S.
«Il Governo dovrà collaborare per rendere Roma una capitale sempre più attraente per i visitatori e sempre più vivibile e sostenibile per i residenti», è scritto al punto 26 del programma a punti diffuso ieri dal blog dei 5 Stelle. Solo parole per il momento, naturalmente, inserite nella lista dopo la strigliata di Raggi a Di Maio dei giorni scorsi, quando il capo politico dei grillini, elencando i dieci punti irrinunciabili nella trattativa con il Pd, aveva dimenticato proprio Roma. La sindaca invece chiede soldi, energie, attenzione politica, riconoscimento dello status «concesso a tutte le capitali d’Europa». E «poteri speciali per Roma», come fosse una città-Stato, da sempre nei desiderata di Beppe Grillo e promessi dal premier Conte già un anno fa alla prima cittadina.
E Raggi, che con il premier «super partes» – per dirla alla Di Maio – ha sempre mantenuto un canale attivo, negli ultimi giorni ha riaperto anche uno spiraglio di comunicazione con il centrosinistra capitolino mettendo un freno agli sgomberi indiscriminati delle famiglie in attesa di alloggio che occupavano gli immobili di via del Caravaggio. Una mossa che ha smussato un po’ la durezza del capogruppo del Pd capitolino Giulio Pelonzi secondo il quale, fino a qualche giorno fa, «nessuna intesa» era possibile con la giunta Raggi, una «amministrazione fallimentare» dalla quale «non abbiamo mai avuto nessuna disponibilità alla discussione ma solo dinieghi ideologici, accuse ingiuriose e al limite del turpiloquio». Un siluro prontamente rinviato al mittente dai Cinque Stelle.
Ora che il vento è repentinamente cambiato, almeno a poche centinaia di metri in linea d’aria da Palazzo Senatorio, i grillini romani si sentono però rinvigoriti. E rivendicano: «Un governo con Roma al centro. Lo abbiamo messo nero su bianco nell’accordo con il Pd per la formazione del nuovo governo. Siamo stati chiari – afferma il capogruppo di maggioranza capitolina Giuliano Pacetti -. Andiamo avanti per l’Italia e per la nostra città».
Per avere invece un’idea concreta su come migliorare la città, c’è il consiglio dell’ex sindaco Marino che ieri ha invitato «chi ha scritto il punto programmatico su Roma» a «mandare un collaboratore» da lui per «prendere qualche appunto».
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