Lavoro

Roma, daspo ai licenziati di Pomigliano

Diritti negati Ieri mattina i 5 operai di Pomigliano d’Arco licenziati da Fca per aver inscenato il funerale di Marchionne hanno incontrato il ministro Di Maio al Mise

Pubblicato quasi 6 anni faEdizione del 12 ottobre 2018

Ieri mattina i 5 operai di Pomigliano d’Arco licenziati da Fca per aver inscenato il funerale di Marchionne, condannati dalla Cassazione che ha considerato l’obbligo di fedeltà all’azienda più importante della libertà di espressione, si sono presentati al Mise per ricordare al ministro Di Maio l’impegno preso a giugno di occuparsi del caso.

In tre sono rimasti nel gazebo a piazza Barberini mentre Mimmo Mignano e Massimo Napolitano sono saliti sul tetto della sede del Primo municipio, dove sono stati raggiunti dai parlamentari 5S Paragone, Vaccaro e Ruocco, che hanno promesso la modifica della normativa sull’obbligo di fedeltà.

Per quanto riguarda la loro condizione, «la strada è il reddito di cittadinanza» hanno detto ma i 5 non ci stanno: «Siamo licenziati politici, vittime dei poteri forti che il governo dice di voler combattere. Non vogliamo sussidi ma lavoro». Una volta scesi, i 5 sono stati trattenuti per sei ore in questura, denunciati per manifestazione non autorizzata. Hanno anche avuto il daspo da Roma per due anni.

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