Roma come Buenos Aires con «Tango Fiesta»
A Buenos Aires quasi 200mila milonghe hanno chiuso negli anni della pandemia da Coronavirus, 50mila in modo definitivo, un comparto che dava lavoro a quasi 10mila persone è stato messo in difficoltà. Allo stesso modo, in Italia, i luoghi delle milonghe – eventi dove si balla tango -, scuole di danza e l’indotto legato al ballo hanno subito il contraccolpo di lockdown e distanziamento. Lezioni online e balli in diretta digitale nelle abitazioni private, hanno cercato di aggirare i divieti che si abbattevano per necessità anche su questa danza, snaturando però la qualità sociale del ballo come evento collettivo.
Ora, finita l’emergenza Covid, il tango di Buenos Aires arriva a Roma, e lo fa in grande spolvero con maestri e maestre di ballo argentini e italiani, volti noti agli appassionati. ‘Roma tango fiesta’ dal 23 giugno e fino al 27 agosto vedrà la partecipazione di ‘tdj’ (chi conduce la selezione musicale di tango nelle milonghe) e performer che si esibiranno nelle serate tanguere, con la possibilità, per chi vuole, di prenotare lezioni di ballo.
Gli appuntamenti in programma saranno anche occasione di incontro per apprendere curiosità del variegato mondo legato a questa danza, che rappresenta un aspetto meno noto della storia italiana connessa al fenomeno dell’emigrazione: una buona parte di compositori, cantanti e orchestrali di tango erano proprio di origine italiana che, a partire dalla fine dell’Ottocento, lasciarono case e affetti per cercare fortuna nel continente sudamericano.
Si narra che movenze e intrecci sensuali del tango, inizialmente lo resero vietato, praticato tra reietti in luoghi malfamati, nelle carceri, nei quartieri poveri delle città sul Rio de la Plata, utilizzato come strumento di seduzione da parte delle prostitute. All’inizio del 1900, però, si diffuse fino a diventare un raffinato genere musicale portato alla ribalta internazionale da artisti come Carlos Gardel.
Cantante, compositore e attore di origine francese, è stato uno delle stelle del tango che tra gli anni ’20 e ’30 condusse questa danza in un ideale viaggio al contrario: dalle terze classi dei transatlantici che lasciavano l’Europa carichi di immigrati diretti in Sudamerica, la trasportò su palcoscenici di grandi teatri europei e statunitensi. Oggi il tango – designato bene immateriale dell’umanità sotto l’egida Unesco -, non ha smesso di diffondersi tra tani (così erano chiamati gli immigrati italiani) e tanguere, subendo innovazioni anche grazie a grandi musicisti come Astor Piazzolla, che gli hanno conferito allure generando un ‘tango nuevo’, un nuovo modo di intenderne i canoni musicali e di interpretarne le regole. Nello scorrere del tempo resta la socialità del tango, peculiare in un mondo dominato da singolarità, specie dopo tre anni di distanze coatte. Il tango induce i partner a darsi fiducia reciproca durante la danza: chi propone come danzare e chi dispone come farlo, spesso perfetti estranei prima di quel momento. La magia del tango sta proprio qui, nel creare tra i ballerini – semplici amatori, appassionati, dilettanti – una alchimia di passi e movenze creati all’impronta, in perfetto equlibrio, nella sua forma più riuscita, sulle note di vecchie melodie che rinascono a nuova vita ogni volta che volteggiano nell’aria. Dal venerdì alla domenica, fino al 27 agosto, al Percal di Roma, in via Aquilonia, chi vorrà potrà sperimentare di persona queste sensazioni insieme a Pablo Veron, AnnaMaria Ferrara e Osvaldo Roldan, Manuela D’Orazio, agli organizzatori Andrea Dedò, Matteo Marotta, Cristina Baldo e a tantissimi altri. Su www.tango-roma.com il programma completo.
I consigli di mema
Gli articoli dall'Archivio per approfondire questo argomento