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Roma Capitale riaccende i Fori

Roma Capitale riaccende i Fori – Eidon

Città eterna Al via la rivoluzione sulla strada più famosa del mondo, niente più auto al Colosseo. Il sindaco Marino: inizia un sogno

Pubblicato circa 11 anni faEdizione del 4 agosto 2013

Ieri è iniziata davvero l’Era Marino per la Capitale, incorniciata da un tramonto sui Fori Imperiali liberi dalle macchine, dove il sindaco accompagnato dalla presidente della Camera Laura Boldrini ha tagliato il nastro dei «nuovi fori». Poi è iniziata la festa in una location d’eccezione, la mini notte bianca è passata tra musica e parole, funamboli e giocolieri, le note classiche dell’Orchestra dell’Accademia di Santa Cecilia, il ricordo di Vincenzo Cerami e di Renato Nicolini, conduttrice della serata Concita De Gregorio.
L’ora X è scattata alle cinque e trenta del mattino, quando l’ultima macchina, per la cronaca una Smart, è passata per via dei Fori Imperiali. Da ieri tra largo Corrado Ricci e il Colosseo la strada più famosa e discussa di Roma è libera dal traffico privato ma non pedonalizzata, passeranno infatti autobus, taxi e ncc con il limite di trenta chilometri orari, mentre Marino con una lettera indirizzata Napolitano e Letta di prevedere percorsi alternativi per le auto blu. A ottobre arriverà la pista ciclabile e per l’anno nuovo il raddoppio dei marciapiedi.
E’ dal momento in cui è diventato primo cittadino della Capitale che Ignazio Marino ha spinto sull’acceleratore dell’operazione «pedonalizzazione dei Fori Imperiali», quasi un’ossessione per alcuni, solo marketing per altri quando la città ha problemi ben più gravi. La verità come spesso accade è più complessa: Roma dopo cinque anni di malgoverno di Alemanno, che ha mortificato e spento la città, ha bisogno di ritrovare la propria immagine, di pensarsi nel futuro, di far parlare di se non solo per la corruzione e il clientelismo, di cambiare. Per questo quella che non è che una piccola operazione di viabilità nel centro della città diventa un questione centrale nel dibattito pubblico, perché non è che il primo passo, raccontano Marino e i suoi, per realizzare «il più grande parco archeologico al mondo», il progetto di Adriano La Regina, che fino al 2004 è stato soprintendente alle antichità di Roma e che ora è uno dei grandi sponsor dell’operazione, il sogno di Antonio Cederna e il rimpianto delle giunte rosse degli anni ’80.
In poche settimane Ignazio Marino ha voluto lasciare la sua impronta sulla città, mettere le mani in una questione complessa e insoluta, dare l’idea che è arrivato a Palazzo Senatorio per governare la città, per cambiarla, da manager aggressivo e di successo qual è e non da medico «prestato» un po’ per caso alla politica. Lo ha fatto riallacciandosi al governo di Petroselli, Argan e Vetereall’eredità di Renato Nicolini, l’inventore dell’Estate Romana, il teorico e il pratico del ‘meraviglioso urbano’ scomparso poco più di un anno fa. «Oggi è l’inizio di un sogno – ha dichiarato in mattinata non a caso Marino – Una grande rivoluzione per la nostra città. Restituire alla storia una strada come questa è significativo, mi sono ispirato alle idee di grandi intellettuali, urbanisti e sindaci del passato».
Poche le voci contrarie, alcuni comitati di cittadini del centro storico terrorizzati dalla nuova disciplina del per le auto che rischia di saturare di traffico alcune arterie del centro, storici importanti come Vittorio Vidotto e Luciano Canfora contrari a cambiare l’immagine storica della città, il primo ha parlato addirittura di «antifascismo urbanistico».
Il centrodestra capitolino, mentre Alemanno pensa a come ricollocarsi con un nuovo partito a destra in vista delle europee, dove potrebbe trovare un seggio più comodo di quello dove siede nell’aula Giulio Cesare, sembra allo sbando dopo la batosta elettorale e guidato dall’ex vicesindaco Sveva Belviso si è scagliato con poca convinzione contro il progetto. Molti di più gli «scettici», come l’archistar Massimiliano Fuksas che ha minimizzato l’intervento rilanciando il suo progetto, accolto da molti con entusiasmo, di un ponte tra le due sponde dei Fori Imperiali che prosegua con una passeggiata sopraelevata su Roma antica.
Il dado è tratto, il primo passo è fatto, ma il resto della strada non sarà facile da percorrere. Non solo perché passata lo sbornia di riflettori e flash di queste ore i problemi sul piatto, a cominciare dalle casse che languono, rimangono tutti, ma soprattutto perché per realizzare il «parco archeologico più grande del mondo» non basteranno dichiarazioni d’intenti né basterà la volontà del governo di Roma Capitale. Serviranno soldi, che l’assessore alla Cultura Flavia Barca ha intenzione di andare a cercare soprattutto in Europa, e dovranno mettersi in moto competenze e giurisdizioni diverse con l’intenzione di remare nella stessa direzione. Una cosa è certa: Ignazio Marino e la sua maggioranza con difficoltà potranno fare marcia indietro.

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