Un incendio ha distrutto nella notte tra domenica e lunedi’ una fabbrica dismessa nell’ottavo arrondissement di Lione, dove vivevano tra i 150 e i 300 Rom. Un primo bilancio, ancora provvisorio ieri sera, è di tre morti, due donne e un bambino. I Rom, che occupavano illegalmente questi spazi dall’ottobre dell’anno scorso, avrebbero dovuto venire espulsi tra qualche giorno, in seguito a una sentenza del tribunale. Ieri, il ministro degli interni e la responsabile della giustizia, che erano a Lione per altri motivi, si sono recati sul posto. Manuel Valls ha espresso “profonda tristezza” per i morti, ma non ha ceduto sulla linea dura scelta dal ministro degli interni: “gli squat e gli accampamenti di fortuna devono essere evacuati – ha affermato – rappresentano un vero pericolo”. In Francia, quello di Lione è il dodicesimo incendio di luoghi di vita dei Rom dall’inizio dell’anno. “Il risultato di una politica imbecille del governo che consiste nel cacciare senza tregua queste popolazioni”, ha commentato Laurent el-Ghozi, del collettivo Romeurope.
Il governo socialista ha cercato di cambiare politica rispetto alla repressione del periodo di Sarkozy. Il 26 agosto 2012 è stata varata una circolare per regolamentare le espulsioni ed evitare la caccia all’uomo che aveva seguito il discorso di Grenoble di Sarkozy del 2010, quando l’ex presidente già pensava alla sua rielezione e puntava ai voti del Fronte nazionale. Allora la Francia era stata accusata da Bruxelles di espulsioni abusive, ne era seguito un braccio di ferro tra Parigi e la commissaria Viviane Reding, che aveva evocato le deportazioni della seconda guerra mondiale (ma poi era stata costretta a ritirare queste accuse). La Francia era riuscita a sfuggire a una procedura di infrazione per applicazione insufficiente della direttiva europea sulla libera circolazione delle popolazioni del 2004. La circolare del 26 agosto 2012 prevede un accompagnamento preventivo, prima delle evacuazioni degli accampamenti illeciti, che dovrebbe permettere di trovare una nuova sistemazione e anche un accesso al diritto al lavoro per favorire l’integrazione. Ma, nei fatti, c’è “una schizofrenia nel governo di Jean-Marc Ayrault – spiega el-Ghozi – il ministro degli interni evacua, il ministro del lavoro allenta le condizioni per l’accesso al lavoro, mentre il ministero della casa cerca di trovare delle soluzioni abitative”.
Ayrault ha nominato un prefetto, Alain Régnier, per coordinare l’applicazione della circolare che riguarda i 19.378 Rom che vivono in 459 campi in Francia, in maggioranza originari della Romania e Bulgaria. Ma anche Régnier si scontra con la realtà, sempre più ostile. Al punto che il 4 aprile scorso, i rappresentanti di tutte le religioni presenti in Francia (cristiani, ebrei, musulmani, buddisti) hanno firmato un testo comune, dicendosi “allarmati” per le condizioni di vita dei Rom. Secondo l’Associazione europea per la difesa dei diritti umani, da gennaio 4mila Rom sono stati espulsi dai terreni che occupavano. Un migliaio è stata costretta ad andarsene a causa dell’incendio dell’accampamento, mentre 2873 sono stati espulsi dalle forze dell’ordine, in seguito a una sentenza giudiziaria. Il tribunale di Lione ha condannato il prefetto del Rodano, il 4 aprile scorso, a trovare immediatamente una soluzione abitativa per una decina di famiglie Rom che erano state espulse. A Lione la situazione è più grave che altrove in Francia. Ma tra le città è ormai in corso una specie di corsa per scaricarsi il problema. Nantes, la città dove era sindaco Ayrault, che risulta più accogliente, ha visto aumentare le presenze di Rom. A Lille è in corso da tempo un braccio di ferro tra il capoluogo, dove è sindaco Martine Aubry e i comuni della cintura – soprattutto quelli governati da giunte di destra – che rifiutano di accogliere le famiglie. Ma succede anche in comuni tradizionalmente di sinistra, come a Villeneuve-d’Ascq, nella periferia di Lille: qui il sindaco ha chiamato le forze dell’ordine per far evacuare un campo che si era formato vicino alla scuola di architettura. All’Università di Lille 1, dei gruppi di studenti si scontrano, pro e contro la presenza dei campi Rom. Al Triolo, un quartiere di villette mono-famigliari, si sono organizzate delle ronde di cittadini, per la “caccia ai Rom”, accusati di essere responsabili dei furti nelle case. I residenti hanno persino affisso nelle strade delle fotografie di presunti “ladri”, prese dai nastri della video-sorveglianza e ora rischiano una denuncia per diffamazione. Nel 2010, un abitante era arrivato a sparare in aria in un campo, e questo gesto aveva accelerato l’espulsione dei Rom, che occupavano il terreno illegalmente. In una situazione di crisi e di disoccupazione, cresce il numero delle persone che accusano i poteri pubblici di “aiutare di più i Rom che i cittadini che pagano le tasse”.