Aggiornamento 2o novembre: Javier Milei è il nuovo presidente dell’Argentina


Rodrigo Borrás è il segretario di Relazioni Internazionali aggiunto della Cta-T, Central de Trabajadores de la Argentina, un sindacato di orientamento kirchnerista- peronista.

Rodrigo Borrás
Qui i diritti si conquistano con la lotta. Molti candidati della lista di Javier Milei hanno detto che questi diritti saranno tolti e questo porterà la popolazione ai seggi
Le elezioni di ottobre hanno ribaltato il risultato delle primarie: che è successo?
Vi è stato un capovolgimento della situazione che ha sorpreso la grande maggioranza di quelli che, come noi, appoggiano la candidatura di Massa. Da una parte, tutti pensavano che Milei fosse un’opzione elettorale ma non che sarebbe arrivato a una percentuale di voti così elevata. Inoltre, c’è stata una maggiore partecipazione al voto rispetto alle primarie, con una campagna elettorale porta a porta sollecitando un voto di coscienza.
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L’elettorato ha avuto paura del discorso di Milei?
Non so se paura sia la parola corretta, credo che il suo discorso abbia suscitato un certo fastidio, perché i diritti si conquistano con la lotta e l’Argentina è un esempio in questo senso. Molti dei candidati della lista di Milei hanno detto che questi diritti sarebbero stati tolti e questo ha portato la popolazione ai seggi.

Il governo ha fallito nelle sue politiche: è stato più un voto contro Milei che in favore del governo…
Siamo molto critici in questo senso. Il governo Fernández ha ereditato un debito con l’Fmi che aveva contratto il governo Macri. All’Argentina era stata prestata una somma di danaro superiore a quanto le corrispondeva. Sono stati commessi errori da tutte le parti, dall’Fmi e dal governo Macri che ha permesso la fuga del denaro che arrivava. Perciò, il governo Fernández ha iniziato un nuovo negoziato con l’Fmi, finendo purtroppo con l’accettare questo debito che invece avrebbe dovuto essere rivisto, pregiudicando così l’economia del paese. A questo si è sommata una situazione globale come la pandemia e una siccità storica del paese, favorendo personaggi come Milei, capaci di captare l’insoddisfazione sociale.

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Si è detto che con Javier Milei finisce il sistema bipartitico in Argentina.
Non credo che sia la fine del bipartitismo in Argentina, vedremo che succede nel medio periodo. È vero che gli ultimi governi non hanno saputo dare una risposta di fondo ai problemi di gran parte della società. Tanto Macri come i governi kirchneristi non sono riusciti a risolvere i problemi strutturali di un futuro soprattutto per la nuova generazione. L’Argentina viene da dieci anni di stagnazione economica. Milei, che va contro la casta, individua fuori dalle due opzioni politiche tradizionali l’alternativa, per cui la soluzione sarebbe esterna al sistema.

Qual è stato il ruolo delle donne nella mobilitazione contro Milei?
Il ruolo delle donne è stato molto importante, soprattutto negli ultimi due mesi. Quando, dopo le primarie, Milei è diventato una possibilità concreta per la presidenza del paese, i collettivi che sarebbero stati colpiti dal taglio dei diritti individuali hanno preso coscienza della situazione. Il movimento femminista è stato quello che si è mobilitato di più.

Che destra è quella di Milei?
Ci sono alcuni sondaggi che descrivono il votante di Milei come un uomo giovane ed economicamente non consolidato, con lavori per lo più precari. Penso che i partiti tradizionali abbiano sbagliato a non offrire un’alternativa a questa fascia di popolazione. E Milei ha saputo intercettare questa insoddisfazione sociale.

Perché la sinistra non riesce a rappresentare una speranza per queste fasce sociali?
Bisogna riconoscere che non ci si è occupati di questi settori sociali e, al di là delle elezioni, proporsi di ridefinire le politiche per dialogare con questi lavoratori e giovani. Vi è anche la strategia mediatica dell’estrema destra, che lavora molto sui social con messaggi scioccanti, utilizzando una comunicazione che va più di sentimenti che di verità. E in questo modo costruisce un senso comune per cui oggi, in qualunque parte del mondo, l’estrema destra è sempre un’opzione possibile.

Alla luce del risultato elettorale, il peronismo kirchnerista non dovrebbe ridefinire la propria strategia?
C’è una gran differenza tra governo Macri e governo kirchnerista, ma ciò che il kirchnerismo non è riuscito a fare è operare un cambio strutturale nell’economia con la questione impositiva e la redistribuzione della ricchezza. L’Argentina ha vissuto una sorta di shock politico e il futuro governo, che spero sia di Massa, dovrà prendere nota di molte delle cose che sono emerse in campagna. Per dare un orizzonte economico sostenibile al paese che includa i settori meno protetti e per ridefinire il progetto di paese che vogliamo, che è quello che manca all’Argentina.

La terza classificata delle primarie, Patricia Bullrich, sosterrà Milei al ballottaggio: come pensate di vincere?
Il ballottaggio non è una somma matematica di opzioni politiche. Una cosa è farsi una foto con Bullrich, altra che i votanti di Juntos por el cambio votino Milei. Penso che la moneta stia ancora per aria e che l’opzione di Unión por la patria sia più consolidata come scelta di governo, come opzione democratica e coerente e non di caos come quella di Milei.