Aggiornamento 2o novembre: Javier Milei è il nuovo presidente dell’Argentina


La situazione economica è uno dei punti caldi del dibattito elettorale in Argentina. Javier Milei ha portato la campagna elettorale ad un livello di scontro molto alto e le sue ricette economiche spaventano il paese. Diversi movimenti provano ad evitare la vittoria del negazionista ultraliberale mentre il mondo peronista si sta organizzando per portare Sergio Massa alla presidenza. Per capire la situazione economica a poche ore dal ballottaggio incontriamo Julia Strada, dottore in sviluppo economico, direttrice del Banco Nación (la principale istituzione finanziaria del paese) e del Centro di Economía Política Argentina (Cepa), nonché deputata della peronista Union Por La Patria.

Julia Strada
Se vince Milei il dollaro non avrà più un “tetto” e ciò porterà ultra-inflazione, che insieme al peso farà crollare i salari medi e le passività della Banca Centrale
Come descriveresti la situazione economica del paese?
Dando uno sguardo macro-economico possiamo dire che la situazione è certamente complessa in materia finanziaria a partire dal valore del dollaro che è salito velocemente nell’ultimo periodo. Abbiamo davanti a noi una sfida che parte dall’accumulazione dei dollari nella Banca Centrale per pagare il debito pubblico. Questo è il punto principale in materia di stabilità di cambio. Secondariamente è forte il dibattito sul futuro economico del paese a partire da chi sarà il presidente dell’Argentina, tanto che nei giorni precedenti al primo turno c’è stata la corsa a prelevare i soldi dalle banche creando una certa instabilità economica unitasi alle fluttuazioni del dollaro, di cui parlavo prima, che è piano piano andata risolvendosi dopo il 22 ottobre anche grazie alla discesa della valuta statunitense e alla ripresa dei depositi anche in pesos. Poi c’è il problema dell’inflazione, che sia ad agosto che settembre è stata al 12% mentre ad ottobre è “scesa” a poco più dell’8%.

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Come spieghi quest’ondata di inflazione?
Ci sono due spiegazioni o due grandi questioni: la prima è la politica monetaria che con la scarsezza di dollari fa sì che non ci sia la possibilità di avere un cambio stabile, il che porta alla crescita dei prezzi di diversi prodotti in Argentina, fondamentalmente dei prodotti alimentari. Non è solo questione del tipo di cambio ma anche del tasso di cambio variabile. La seconda questione è quella che riguarda le modalità di produzione e commercializzazione dei prodotti perché soffriamo un modello di concentrazione molto importante dove sono pochissimi i soggetti che determino il valore e la variazione del paniere. Ciò sarà certamente un tema da affrontare per il futuro del paese. Non possiamo assolutamente dimenticarci l’accordo con il Fondo Monetario Internazionale, è un accordo che butta benzina sul fuoco su alcuni di questi aspetti, come l’imposizione di modelli di cambio o di tariffe, così come determina la crescita del valore del dollaro, con tutte le conseguenze che ha sulla nostra economia a partire dal valore del debito. Tutto questo è causa dell’inflazione in Argentina.

E la proposta di dollarizzazione di Milei?
Non ci sono abbastanza dollari per fare quello che dice Milei. Non è praticabile. Se Milei vincerà le elezioni il dollaro non avrà più un “tetto” e questo non può che portare ad una crescita dei prezzi, come spiegavo prima. Una ultra-inflazione che farebbe crollare il valore dei pesos e che, secondo Milei, sarebbe il passo preventivo alla dollarizzazione dell’Argentina. Il progetto è associato all’idea di liquefare i pesos, i salari medi e le passività della Banca Centrale. Di fatto si parlerebbe di un peggioramento generale della situazione macro-economica, per arrivare quindi alla dollarizzazione del paese. Possiamo dire che già solo la proposta sta facendo danni, ancora prima di poter essere stata messa in pratica.