Il candidato che si definisce anarco-capitalista e di estrema destra ha vinto il ballottaggio delle elezioni presidenziali argentine superando Sergio Massa, di centrosinistra e attuale ministro dell’Economia, ottenendo il 55% dei voti. Milei ha trionfato soprattutto nell’entroterra del Paese, in particolare nelle province di Mendoza, dove ha avuto il 71% dei voti, e Córdoba, dove ha preso il 74,14%, ottenendo una vittoria superiore alle previsioni dei sondaggi.

Il neopresidente ha subito lanciato un messaggio alla futura opposizione avvertendo che non verranno tollerati conflitti sindacali e sociali per bloccare le riforme che il suo governo si propone di portare avanti. “Sappiamo che ci saranno settori che resisteranno al cambiamento”. Il leader de La libertà avanza, che assumerà ufficialmente la presidenza il 10 dicembre, proprio nel quarantesimo anniversario della democrazia dall’ultima dittatura militare, ha ribadito la volontà di applicare rapidamente e in profondità i cambiamenti che ritiene necessari a livello economico. “La situazione è critica, i cambiamenti saranno drastici. Non ci sarà spazio per il gradualismo e la timidezza”.

Massa ha ammesso la sconfitta fin dalle prime proiezioni. “L’Argentina ha un sistema democratico solido e forte che rispetta sempre i risultati. Ovviamente l’esito non è quello che ci aspettavamo e ho contattato Javier Milei per congratularmi con lui e augurargli buona fortuna perché sarà il prossimo presidente. È il presidente eletto dalla maggioranza per i prossimi quattro anni”, ha spiegato il ministro dell’Economia uscente.

Tra i primi a inviare un messaggio al nuovo presidente argentino c’è stato, e non è un caso, Donald Trump: “Congratulazioni. Sono fiero di te. Trasformerai il tuo Paese e renderai l’Argentina di nuovo grande”.

Di tenore opposto le dichiarazioni di uno dei leader della sinistra latinoamericana, il presidente della Colombia Gustavo Petro: “L’estrema destra ha vinto in Argentina, è una decisione della sua società. Sono triste per l’America Latina. Il neoliberismo non ha più proposte per la società, non può rispondere agli attuali problemi dell’umanità”.

Ora per Milei la sfida è trovare i numeri in Parlamento per governare davvero. La libertà avanza, conta solo 38 deputati e sette senatori. A fargli da stampella potrebbe essere una parte dei 93 deputati e 24 senatori dell’alleanza di centrodestra Uniti per il cambio, dell’ex presidente Mauricio Macri e di Patricia Bullrich, che tuttavia dopo le elezioni generali del 22 ottobre ha subito una scissione. Di fronte si troverà 105 deputati e 35 senatori dell’alleanza progressista.