Rocco Schiavone, un angelo caduto senza pistola
Televisione Dal 9 novembre su Rai2 prima di sei puntate della serie incentrata sul vicequestore protagonista dei romanzi di Antonio Manzini, interpretato da Marco Giallini: «E' un personaggio che ha capito che la vita eterna non esiste e in questo mondo si muore»
Televisione Dal 9 novembre su Rai2 prima di sei puntate della serie incentrata sul vicequestore protagonista dei romanzi di Antonio Manzini, interpretato da Marco Giallini: «E' un personaggio che ha capito che la vita eterna non esiste e in questo mondo si muore»
È un antieroe il vicequestore Rocco Schiavone, trasteverino trasferito per punizione nel profondo nord della Val d’Aosta. È (quasi) sempre di cattivo umore, detesta il freddo, indossa un loden sgualcito e inadatte Clark che gli fanno rischiare l’osso del collo sul ghiaccio. Ma ha un fiuto investigativo infallibile e sa risolvere casi a dir poco intricati. Schiavone è il protagonista di una serie di fortunatissimi romanzi noir scritti da Antonio Manzini e editi da Sellerio, diventati ora una serie in sei puntate che Rai2 trasmette domani e l’11 novembre in prima serata e poi per altri quattro venerdì. Una coproduzione RaiFiction Cross Production, in collaborazione con Eta Beta e diretta da Michele Soavi.
Nei romanzi di Manzini il protagonista è fondamentale ancor prima dell’intreccio, e ora ha anche un volto, quello di Marco Giallini. 50 film – ma è stato anche il Terribile della serie Romanzo criminale – perfetto a calarsi nei panni di un personaggio che ha un singolare senso dell’etica, non rispetta le regole, fuma marijuana, è sboccato e qualche volta violento, ma è capace di insospettabili dolcezze. «Per questo ruolo ho avuto un’assoluta libertà di azione – spiega Giallini – Rocco è uno che ha capito che la vita eterna non esiste, che in questo mondo si muore. Nessuno di noi crede di morire davvero, il vicequestore l’ha invece capito». L’idea di trasferire un trasteverino nel cuore di un centro montano, in mezzo alle sue tradizioni e al perbenismo che si mescola con l’etica lavorativa,è una delle carte vincenti dei libri e ora della serie.
«C’è qualcosa di mio – prosegue ancora Giallini – nell’aspetto sentimentale di Rocco. È una cosa che coinvolgerebbe tutti . Mi sono emozionato». Un personaggio – nella fantasia dell’autore – nato fra le strade di Trastevere da genitori operai, giocando a guardie e ladri con gli amici che ladri lo sono diventati per davvero, ma questo non ha intaccato il suo affetto per loro. Schiavone è poliziotto di luci ed ombre, che non ha elaborato il lutto per la scomparsa della moglie (Isabella Ragonese) e con lei intrattiene immaginarie conversazioni. Per questo non riesce realmente a legare con Nora (Francesca Cavallin), proprietaria di un negozio di abbigliamento con cui ha iniziato una relazione.
«Rocco è un uomo cinico, spesso è sgradevole ma gli siamo comunque vicini, ci sentiamo in qualche modo con lui», sottolinea Manzini. Una fotografia vivida illumina le storie con cui Rocco entra a contatto, omicidi che si rivelano suicidi, cadaveri senza un nome e assassini che dal suo passato tornano a reclamare vendetta. Italo Pierron (Ernesto D’Argenio) è la «spalla» di Schiavone, giovane poliziotto valdostano intuitivo ma dal carattere irrisolto, con il quale il rapporto è quasi di padre/figlio, ruoli che tendono spesso a scambiarsi l’un l’altro. Per il regista che ha conferito alla serie un taglio decisamente più cinematografico, evitando il primo piano ad ogni costo e ritmi troppo frenetici: «Rocco è un angelo caduto, leggendo i romanzi la prima illuminazione visiva è stata quella di un western moderno».
I consigli di mema
Gli articoli dall'Archivio per approfondire questo argomento