Visioni

Rivoluzionari, eccentrici ed eroi «sconosciuti» del jazz

Rivoluzionari, eccentrici ed eroi «sconosciuti» del jazz

Note in quarantena Duke Ellington, Albert Ayler, Julius Hemphill. Alcuni consigli per scoprire o riscoprire piccoli e grandi capolavori

Pubblicato più di 4 anni faEdizione del 15 aprile 2020

Alcuni consigli per passare le ore in compagnia di ascolti jazz cogliendo l’occasione per scoprire o riscoprire piccoli e grandi capolavori.
Duke Ellington è l’Alfa e l’Omega del jazz. In una carriera lunga e felice ha attraversato tutta la storia di questa musica con una eleganza inarrivabile. È stato un pianista di grande efficacia per quanto sottovalutato anche se il suo vero strumento è stata la sua orchestra. Un suono unico e riconoscibile, con i migliori musicisti. La sua vastissima produzione discografica è tutta di alto livello e non si sbaglia disco quasi mai. Eccellenti le sue Suite e i Concerti Sacri ma dovendo restringere la scelta ad un solo disco procuratevi il triplo Never No Lament, The Blanton-Webster Band 1940-1942, con i sax di Jimmy Hodges e Ben Webster ma soprattutto il giovane e sfortunato bassista Jimmy Blanton scomparso a soli 24 anni dopo queste registrazioni.

Nella storia del jazz non sono pochi i rivoluzionari; musicisti che con il loro impeto hanno spostato in avanti la Storia. Tra questi Albert Ayler, sassofonista che con Spiritual Unity, registrato nel 1964, ha letteralmente frantumato le certezze che avevano retto decenni. Il trio qui in azione, con Gary Peacock al contrabbasso e Sonny Murray alla batteria, agisce dentro un campo sonoro multidirezionale; ritmo e armonia, rapporti tra gli strumenti, sviluppo melodico sono sovvertiti e ricostruiti.

«GHOSTS», che apre il disco, sarà il primo di tanti temi che ricordano il folklore e che saranno il suo marchio di fabbrica, così come i suoi assoli di belluina ferocia. Ayler avrà una carriera breve e finita tragicamente ma lascerà un segno indelebile. Ayler il sublime distruttore di note. Ayler l’uragano dolce.
Per chi voglia godere dell’atmosfera infuocata di una registrazione dal vivo in un jazz club niente di meglio di Eric Dolphy-Booker Little At Five Spot. Complete Edition. Un quintetto stellare completato da Mal Waldron, Richard Davis e Ed Blackwell registrato nel 1961. Eric Dolphy è il «marziano del jazz», con un piede nel Bebop e l’altro nel Free. Quando entra con il sax o con il flauto sembra provenire da un’altra galassia. Geniale e spiazzante, Dolphy è l’eccentrico per eccellenza.

LA LISTA degli «unsung heroes» nel jazz è lunga. Consigliamo di recuperare Dogon A.D. di Julius Hemphill, un vero classico moderno. Il sassofonista e compositore ha co-fondato il quartetto di sole ance World Saxophone Quartet, composto le musiche per i balletti di Bill T. Jones e Arnie Zane, esplorato la solo performance come p

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