Visioni

«Riverbero», fantasie e desideri nel gioco dell’immaginazione

«Riverbero», fantasie  e desideri nel gioco dell’immaginazioneUna scena da Riverbero

In sala Il film di Enrico Iannaccone, ora in tour nelle sale italiane, girato con l'Iphone 14 Pro

Pubblicato circa 9 ore faEdizione del 4 ottobre 2024

Che si possa anche interpretare come una rivisitazione di Dillinger è morto – un uomo, una pistola, una meta esotica cui tendere, guarda caso la stessa, la Polinesia -, Riverbero? Chissà, ma fa piacere pensare che ci sia qualcosa di Marco Ferreri nel nuovo film di Enrico Iannaccone. Un film che inizia un tour in sala (domani sarà a Roma, al Delle Province) e costituisce il tentativo di esprimersi fuori dalle norme di un cinema italiano pre-stabilito.
Girato con un budget minimo e con iPhone 14 Pro, definito «una produzione collettiva» (con la giovane casa indipendente napoletana Spaghetti Film), Riverbero descrive, all’interno di una unità cronologica che evapora, di un tempo non lineare, ellittico, ricorrendo spesso al piano sequenza, l’erranza di un giovane (Renato De Simone) affetto da maculopatia degenerativa e costretto a portare degli occhiali molto spessi che si fanno oggetto «scenografico» nonché teorico in un’opera che riflette sulla visione e sul realismo da superare a favore di uno sguardo più coraggioso – il pensiero va a un altro testo napoletano superbamente sbilanciato, Bagnoli Jungle (2015) di Antonio Capuano.

L’incipit è depistante per il modo in cui ci fa entrare nell’immaginazione del protagonista. Lampi d’immagini – che si ritroveranno oppure no – e manipolazioni formali a costruire un territorio concreto e astratto, un «tappeto» alle scene che seguiranno: la visita oculistica, il vagare del giovane in preda a tormenti e fantasie che gli fanno decidere di comprare una pistola, uccidere il padre malato di cui si prende cura e uccidersi per non affrontare la cecità. Ma l’incontro con una ragazza (Anna Carla Broegg), salvata da un uomo che la stava picchiando, significherà ri-vedere la priorità cui si era votato.

ACCADE tutto in un breve arco di tempo, che però si espande e apre sempre più all’imprevisto. Nasce un legame tra quelle due figure così diverse eppure simili che iniziano a condividere esperienze. Si parlano, pongono domande e sviano risposte. I dialoghi sono a volte in campo, a volte fuori campo. Segno di ulteriore spiazzamento. Come spiazzante diventa la presenza di lei che in alcune scene improvvisamente scompare. Esisterà davvero? O sarà soltanto un’altra immaginazione del giovane? Dovrebbero imbarcarsi per la Polinesia perché lui finalmente vuole vivere «cose, posti, luoghi, profumi e sapori» fino a quel momento confinati confusi nella sua testa. Ma lei non c’è più. Lui rema solitario verso il largo. Un’altra «visione»?

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