Lavoro

Riuscito lo sciopero unitario: i metalmeccanici danno la linea

Riuscito lo sciopero unitario: i metalmeccanici danno la lineaPresidio della Fiom alla Hitachi di Firenze – Foto di Aleandro Biagianti

Mobilitazione Unitaria Forte adesione nelle fabbriche del nord per le quattro ore di protesta. Lunedì tocca al Sud

Pubblicato più di un anno faEdizione del 8 luglio 2023

Il primo sciopero dopo la fine della mobilitazione unitaria di Cgil, Cisl e Uil lo fanno i metalmeccanici. Ed è un successo che indica che la strada è giusta, che i lavoratori non ne possono più della mancanza di politica industria, di salari erosi dall’inflazione e di precarietà.

IERI SI È PARTITI dalle fabbriche del Nord, quattro ore scelte al posto delle canoniche otto per dare un avvertimento in vista dell’autunno e tenere l’unità con la Fim Cisl.

I sindacati parlando di «alta adesione» in Valle D’Aosta, Piemonte, Liguria, Lombardia, Trentino-Alto Adige, Veneto, Friuli Venezia-Giulia, Emilia-Romagna, Toscana e Marche. Mentre lunedì toccherà al Lazio e al Sud.

Fim, Fiom e Uilm avevano chiamato i metalmeccanici per il rilancio industriale, l’occupazione, gli investimenti, per la transizione sostenibile e per risolvere le crisi aziendali aperte. La nota unitaria valuta «con soddisfazione» l’adesione. «Fin dall’inizio del primo turno in tantissime fabbriche del Nord i lavoratori hanno incrociato le braccia, fermando la produzione e formando innumerevoli presidi davanti ai luoghi di lavoro e in molti casi davanti alle Unioni degli industriali locali e alle prefetture. Un segnale forte e determinato», dicono ancora Fim Cisl, Fiom Cgil e Uilm che chiedono «al governo l’apertura di tavoli di confronto sui settori e sulle filiere in difficoltà e per definire i piani di sviluppo per tutta l’industria. “Il lavoro metalmeccanico è da sempre centrale per l’economia del nostro paese e deve diventare l’elemento propulsore del suo futuro e di un nuovo sviluppo – dicono ancora – . Dopo gli annunci governativi, si tratta adesso di passare dalle parole ai fatti per aprire un confronto negoziale per l’incremento degli investimenti pubblici e privati nei settori strategici e la reindustrializzazione delle aree di crisi per garantire l’occupazione; l’utilizzo delle risorse del Pnrr per lo sviluppo del settore; la riforma degli ammortizzatori sociali, con strumenti adeguati a gestire la transizione ecologica e digitale; l’incentivazione di contratti di solidarietà, per ridurre l’orario di lavoro e favorire l’occupazione giovanile; un piano di formazione sulle nuove competenze, il superamento del massimo ribasso negli appalti e la stabilizzazione del lavoro precario», concludono Fim, Fiom e Uilm.

IL SEGRETARIO DELLA FIOM Michele De Palma ha parlato a Bologna dal presidio davanti alla Industria italiana, i cui lavoratori avevano scioperato anche giovedì contro un’azienda in gran parte pubblica che sta perdendo commesse e senza un piano industriale. Gli operai della storica Breda Menarini, come i cugini avellinesi dell’ex Irisbus di Valle Ufita sono il simbolo i una crisi aziendale che sembrava risolta e invece continua. «Lo sciopero generale è riuscito – ha detto De Palma tra gli applausi – . Le fabbriche si sono fermate, c’è stata una straordinaria adesione allo sciopero che abbiamo proclamato per restituire un futuro industriale e occupazionale al nostro paese. Questo sciopero è un campanello di allarme. Se il governo non risponderà l’autunno sarà ancora più calda. Sulle politiche del governo c’è un problema più strutturale: la politica tutta, il governo ma anche la stessa opposizione si dovrebbero occupare di politiche industriali che nel nostro paese mancano da anni. Ci sono troppe crisi industriali che rischiamo di arrivare ad un punto di non ritorno. Per questo siamo qui, scioperiamo, per la transizione e per evitare le dismissioni», ha concluso De Palma.

«UNO SCIOPERO PER non perdere il treno con il futuro», ha sostenuto il segretario della Fim Cisl Roberto Benaglia da Genova. «Abbiamo transizioni importanti a partire dall’automotive, alla siderurgia e aziende in crisi, molte storiche, per le quali va trovata una soluzione».

«DA OGGI PARTIRÀ una lunga mobilitazione e non ci fermeremo fino a quando non arriveranno risposte concrete dal governo», ha attaccato Rocco Palombella, leader Uilm, da Torino. «C’è un silenzio assordante del governo sul declino industriale e occupazionale e la delegittimazione del sindacato. In questi mesi abbiamo ascoltato e letto tanti annunci e tante dichiarazioni alla stampa ma zero fatti: così non si può andare avanti», ha

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