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Ritratti, legami, veleni nel secolo di Claire Goll

Ritratti, legami, veleni nel secolo di Claire GollUn ritratto anni venti di Klara Liliane Aischmann, alias Claire Goll (Norimberga 1890 - Parigi 1977)

Protagoniste del Novecento Ebrea tedesca, pacifista, giornalista e scrittrice, moglie del poeta Yvan Goll, la cosiddetta Grande Dame du Dada fa i conti, in Cercando di afferrare il vento (Prospero), con le celebrità di stanza a Parigi: da Joyce al «traditore» Celan

Pubblicato quasi 3 anni faEdizione del 28 novembre 2021

A ottantacinque anni le fu diagnosticato un cancro. Allora, nel 1976, con la prospettiva di andarsene, mise in piazza la storia della sua vita. Cominciò con un’intervista zeppa di recrimini, senza pentimenti. Evocò quanti nei suoi anni aveva incontrati e con i quali aveva condiviso avventure artistiche e anche il letto, confessando d’aver scoperto il piacere del sesso soltanto a 76 anni. Sei mesi dopo la pubblicazione dell’intervista, presso la casa editrice Olivier Orban uscì la sua autobiografia Cercando di afferrare il vento (oggi chez Prospero Editore, a cura di Dario Borso, pp. 385, € 18,00). Claire Goll firmava la sue memorie, alle quali aveva collaborato Otto Hahn nella stesura, con il cognome del marito Yvan Goll, sposato nel 1921.
Poetessa, romanziera, giornalista, come si presentava, Claire Aischmann era nata il 29 ottobre 1890 a Norimberga. Cresciuta a Monaco di Baviera, nel 1911, secondo le sue rievocazioni, aveva «iniziato a vivere» con uno sfortunato matrimonio, quello con l’editore Heinrich Studer. Nel 1916 coinvoltasi nei movimenti pacifisti si era data al giornalismo. Nel 1917 divorziò da Studer. Conobbe allora il poeta Yvan Goll con cui, dice, si fidanzò. Ciò non le impedì a un tempo, alla fine del 1918, di avere una relazione con Rainer Maria Rilke. Esordì intanto alla letteratura con una silloge di poesie Mitwelt e una raccolta di racconti Die Frauen erwachen.
Novelli sposi, Claire e Yvan Goll conducono a Parigi una intensa vita di relazioni intellettuali. Frequentano André Malraux, Fernand Léger, Blaise Cendrars, Marc Chagall, Robert Delaunay… Nel 1925 quale «canzone d’amore condivisa» firmano insieme Poèmes de la jalousie e Poèmes de la vie et de la mort. L’occupazione primaria di madame Goll era tuttavia quella di intrigare stando sempre «nel mezzo» d’ogni consesso, pronta a partecipare ai dibattiti più accesi tanto da meritarsi l’appellativo di Grande Dame du Dada.
Gli impietosi giudizi sugli «amici» di un tempo, che Claire mise in scena nel suo autobiografico e giustizialista memoir, suscitarono aggrovigliati e scandalizzati pettegolezzi. Dopo una momentanea curiosità, Cercando di afferrare il vento dal ’76 non venne più ristampato. L’ originale autobiografia che offriva all’inclita e al volgo giudizi su personaggi messi a nudo da parte di una femme de lettres, molto a suo modo fumettistica femme fatale, veniva considerata uno «sputtanamento» biografico di celebrità. E quei giudizi erano, secondo la scrivente, tutti di prima mano, esibiti dalla testimone: lei Claire vittima di insulse malignità, subite da parte di individui da lei conosciuti e frequentati, «tipi» dai nomi altisonanti che l’improvvisata memorialista esibiva comunque come un proprio medagliere: Joyce, Rilke, Malraux, Majakovskij, Picasso, Chagall, Dalí, Einstein, Jung, Audiberti, Artaud, Brancusi, Henry Miller… Si vantava della loro conoscenza anche se la cosa non le impediva di giudicarli impietosamente: «i loro tratti dominanti furono quasi sempre di un fanatismo agghiacciante… Tra i grandi nessuno era bloccato come Joyce. Un pesce polare? Un gambero con carapace d’ostrica?… Dal punto di vista umano una mummia impagliata, una scorza senza linfa né calore, un frutto secco ed è il fiasco più funebre della creazione, anche se è collocato tra i grandi della letteratura».
Sui giudizi Claire Goll non esita a stilare una eccentrica quanto curiosa classifica. Delle cinquantatré celebrità cui nelle sue pagine è dedicato un profilo, ventiquattro vengono elogiate, sedici presentate in disequilibrio chiaroscurale, tredici assolutamente «non perdonate».
Tra i personaggi messi in scena da Claire, uno ha «il privilegio», massima «ingiuria», di non essere considerato neppure tra quelli «non perdonabili», e cioè neppure degno d’essere evocato sia pur con una punitiva citazione. Il nome taciuto, quale sommo disprezzo, è quello di Paul Celan. L’accusa che Claire mosse a Celan dopo la morte di Yvan Goll, era quella d’aver copiato le poesie del marito aumentando, in una intervista, la gravità dei «comportamenti» dell’antico amico: «… che Celan abbia copiato da Yvan, finalmente viene a galla. Ha infangato un morto». Claire accennava però anche ad altro: un atto di violenza sessuale ai suoi danni tentato da parte di Celan.
In realtà un riferimento all’affaire Goll-Celan esisteva nella prima edizione delle memorie di Claire pronta per la stampa. Fu tagliato. Il preciso e attento curatore dell’attuale edizione italiana, Dario Borso, riesumando l’antica effrazione editoriale, riporta il tratto cassato: «Ho stoltamente rispettato per anni la promessa fatta a Celan poiché era stata fatta sulla memoria sacra del mio defunto. Ma a qual pro continuare ad aver riguardo per un Giuda che ha tradito Goll nella sua vedova e nella sua opera? Ho 83 anni, e già decisi un anno fa, in attesa della mia prossima dipartita, di smascherare pubblicamente Celan. La mia interpretazione psicologica del suicidio di Celan è la seguente. Come Giuda egli aveva all’inizio della nostra frequentazione sempre chiamato Goll “amato maestro”. Come Giuda tradì il maestro, che gli aveva offerto l’amichevole “tu”. Giuda s’impiccò. Celan si buttò nella Senna. Entrambi avevano un complesso di colpa».
Al di là di una galleria di ritratti còlti dal vivo, le memorie di Claire Goll, per le tinte forti con cui sono dipinte, risultano all’evidenza un racconto di eccessivo espressionismo: di sé l’autrice racconta l’allucinante infanzia tedesca, dominata da una madre sadica, superba, miserabile, gli amori celebri e tumultuosi, il disprezzo per le donne definite «ammasso di ovaie». Quella di Claire Goll non è una raccolta di ricordi aneddotici, piuttosto la costruzione visionaria a mezzo tra realtà e fantasia, coniugata sui recrimini verso un mondo che l’evocatrice vede con compulsività stereoscopica. Cercando di afferrare il vento è traccia di un disequlibrio tra reale e visionario, un bilancio di un’esistenza soltanto in apparenza fuori del comune che ha attraversato un secolo tragico. Claire e Yvan Goll, entrambi di origine ebraica, nel 1939 erano fuggiti dall’Europa. Stabiliti per alcuni anni a New York, tornarono a Parigi nel ’47. Yvan morì nel 1950. Da quel momento, Claire dedicò ogni suo sforzo all’edificazione dell’opera del marito. I suoi romanzi autobiografici Der gestohlene Himmel del 1962 e Traumtänzerin,1971, non suscitarono alcun interesse.
Claire è morta a Parigi il 30 maggio 1977. È inumata al Pére Lachaise, in una tomba accanto a quella di Yvan Goll.

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