Ritorno alla danza. Corpi e scritture coreografiche
A teatro Ottava edizione della Nid - New Italian Dance Platform, una quattro giorni capitanata dalla direzione e coordinamento della commissione artistica di Per Giacomo Cirella
A teatro Ottava edizione della Nid - New Italian Dance Platform, una quattro giorni capitanata dalla direzione e coordinamento della commissione artistica di Per Giacomo Cirella
Get back to dance. È questo il titolo indicativo dell’ottava edizione della Nid – New Italian Dance Platform, ancora in essere a Vicenza fino a stasera. Una quattro giorni intensa capitanata quest’anno dalla direzione e coordinamento della commissione artistica di Pier Giacomo Cirella, rappresentante capofila Rto (raggruppamento temporaneo operatori), coordinamento organizzativo della Fondazione Teatro Comunale Città di Vicenza. Commissione quest’anno tutta italiana, con scelte che evidenziano proposte in cui lo studio sul corpo e sulla scrittura coreografica è di particolare pregnanza. Nei due giorni che abbiamo seguito vari gli artisti e i titoli di respiro, con anche qualche doveroso ripescaggio da lavori e autori scartati inspiegabilmente dalla Nid di un anno fa a Cagliari: quella meraviglia di sottigliezza coreografica che è Satiri di Virgilio Sieni con Jari Boldrini e Maurizio Giunti e al violoncello Naomi Berrill, e un autore e danzatore come Ezio Schiavulli, quest’anno alla Nid con l’open studio Segnali di risonanza, progetto in fase iniziale sul Butterfly Effect con lo stesso Schiavulli e Gabriele Montaruli in scena: un’avventura dinamica di scie che influenzano il moto dell’altro in un altrove tutto da scoprire. La moltiplicazione e variazione di azioni create su dettagli minimi di parti diverse del corpo animano a ritmo pulsante e leggero quasi un videogioco (ma sotto c’è ben altro) il quartetto Femina di Michele Abbondanza e Antonella Bertoni per la coreografia della sola Bertoni, in scena come Satiri nella Sala Maggiore del Teatro Comunale. Quattro danzatrici con parrucca biondo platino a caschetto, figurine sottili che danzano in frontalità in uno spazio color latte, bamboleggianti come Barbie di perfetta fattura, ma in realtà focose e ribelli nello sbalzo ritmico degli accenti individuali da cui sprizza una irrefrenabile, necessaria attestazione di personalità. Ottimo lavoro anche musicale.
VARI GLI SPAZI utilizzati, dalla già citata Sala Maggiore del Comunale alla Sala del Ridotto dello stesso teatro, dall’Astra a quel gioiello architettonico che è il Teatro Olimpico del Palladio. Tuttavia la danza all’Olimpico soffre: con lo spazio della platea non coperta, ai danzatori resta a disposizione un palcoscenico tanto d’impatto visivo quanto ristrettissimo in profondità.
DUE I TITOLI lì programmati: Stuporosa di Francesco Marilungo, lavoro al femminile di spiccata potenza, frutto di due anni di studio dedicati all’indagine di antichi rituali come il tarantismo e il pianto per i defunti, legato a quello stato di “ebetudine” di cui tanto parla Ernesto De Martino. Tappeto nero invece che bianco, varie parti tagliate, meritava uno spazio più consono e una visione completa. Stessa sorte per l’ottimo Elegia di Enrico Morelli con otto danzatori della MM Contemporary Dance Company: vincono la fluidità, la bella scrittura sentimentale su Chopin, i testi di Mariangela Gualtieri, ma sarebbe stato bello gustare Elegia non schiacciata dalle dimensioni della scena. Ancora qualche segnalazione: da seguire lo sviluppo di Lacrimosa di e con Simone Zambelli, plauso a Alice Raffaelli, tra le danzatrici contemporanee italiane di maggior rilievo interpretativo presente sia in Stuporosa che nell’open studio Se domani di Elisa Sbaragli. Folgorante per l’affondo ancestrale e misterioso in una natura popolata da bruchi giganteschi, stregoni incantatori, figure incappucciate è Le Sacre du Printemps dei Dewey Dell, tra le rivisitazioni attuali più stupefacenti del capolavoro di Igor Stravinsky.
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