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Ritorno al Nazareno

Ritorno al NazarenoSilvio Berlusconi

Riforme Archiviata la riforma del Senato comincia ora la partita su Italicum e successore di Napolitano. E Renzi dovrà fare i conti con Berlusconi

Pubblicato più di 10 anni faEdizione del 3 agosto 2014

Un fronte si chiude. Un altro, più delicato ancora, si apre. La partita delle riforme costituzionali non è ancora finita, mancano ancora all’appello parecchi capitoli, primo fra tutti quello che riguarda la platea destinata a eleggere il presidente della Repubblica, ma con l’approvazione dei capitoli 1 e 2 della riforma lo scoglio principale è superato e Renzi, dal Cairo, canta vittoria: «Si va avanti più spediti di quanto si potesse immaginare. Chi avrebbe scommesso sulla possibilità per il Senato di prendersi un giorno di vacanza?». Gli si potrebbe rispondere: «Chiunque sapesse quali e quante forzature il presidente del Senato era disposto a operare». Ma sono particolari.
Al Senato, la riforma passerà così com’è. Le modifiche, che ci saranno anche se il premier non ha ancora stabilito nei particolari quali saranno, verranno apportate alla Camera. Renzi vorrebbe poi rinviare al Senato, per la «seconda prima lettura», solo le parti modificate. Che lo si possa fare davvero è discutibile, ma si può star certi che consentito o non consentito lo si farà ugualmente.
Il problema è che la forza muscolare e la disinvoltura nel maneggiare i regolamenti non risolvono i problemi politici e questo Renzi lo sa perfettamente. Incamerata (o quasi) la riforma del Senato, si tratta adesso di modificare l’Italicum tanto da impedire che il risultato della brillante campagna sia un Frankenstein istituzionale destinato a essere impallinato o dal Senato stesso oppure dal vaglio del capo dello Stato. I rapporti di tutti quelli che negli ultimi giorni hanno sentito Napolitano sono infatti unanimi. «L’Italicum deve cambiare profondamente», ripete il presidente e Renzi ha già garantito la sua disponibilità. Solo che c’è cambiamento e cambiamento. Bisogna vedere quali consentirà e quali invece proibirà il socio del patto del Nazareno: Silvio Berlusconi.
L’affidatissimo sin qui si è dimostrato affidabile. Ha tenuto a bada la sua truppa, ha fronteggiato a muso duro i dissidenti, ha consentito, con il proprio semaforo verde, gli scempi operati dal presidente del Senato. Adesso è arrivato il momento di riscuotere. Anche questo Renzi lo sa perfettamente e non ha alcuna intenzione di rinunciare a quel patto del Nazareno che ha spalancato i cancelli alla sua riforma istituzionale e lo puntella quotidianamente al Senato anche sulle misure economiche. Dal Cairo rassicura quindi il socio: «E’ importante che Berlusconi sia al tavolo della riforma elettorale così come è stato a quello della riforma costituzionale. E’ un segnale importante di serietà del sistema».
Il tavolo in questione verrà apparecchiato la settimana prossima, ma non martedì come previsto . Forse il giorno dopo, forse ancora più tardi (anche se c’è chi sussurra che lo spostamento di data sia solo un depistaggio e che il meeting resti fissato proprio per martedì). Impossibile dirlo con certezza, ma certo al velocista potrebbe convenire prendersi un altro po’ di tempo, procedere nei conciliaboli segreti, per lo più affidati al solito Verdini, limare la proposta e cercare un punto di incontro. Perché così come la immagina Renzi, la modifica dell’Italicum trova per ora contrarissima Forza Italia. Il cavaliere è pronto ad accogliere l’innalzamento della soglia per il premio di maggioranza dal 37 al 40%, e non è che faccia un grande sforzo dal momento che fa comodo anche e anzi soprattutto a lui. Ha già deciso di accettare il parziale ritorno alle preferenze (su tutti i candidati tranne il capolista) ma dell’ipotesi di equiparare la soglia di sbarramento per chi si coalizza e per chi corre da solo, portandola per tutti al 5% almeno per ora, Arcore non vuole neppure sentir parlare. Significherebbe concedere ai partiti minori del centrodestra un potere immenso, la possibilità di correre da soli senza pagare pegno.
Ma su quel tavolo c’è una seconda e altrettanto importante scacchiera: l’elezione del successore di Napolitano. A eleggerlo saranno quasi certamente queste camere, e per Berlusconi è fondamentale poter dire la sua con peso equivalente a quello del fiorentino. Non si tratta solo di evitare l’incubo Prodi: quello ad Arcore era dato per scontato sin dall’inizio, quasi senza bisogno di dirlo apertamente. Si tratta anche di individuare il prossimo inquilino del Colle. Il pregiudicato intende fare di quel nome la merce di scambio con cui barattare il suo appoggio al governo nel difficilissimo frangente economico che si avvicina.
Renzi potrebbe invece offrirlo in cambio del cedimento sull’Italicum, specialmente se Napolitano non tornerà indietro dall’opzione a favore dell’abbassamento e dell’equiparazione delle soglie di sbarramento.
Non sarà una trattativa facile. Per Renzi la partita della legge elettorale potrebbe rivelarsi ancora più insidiosa del calvario della riforma del Senato.

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