Ritorno (a metà) alle scuole superiori, buona la prima in Toscana
Diritti e pandemia Soddisfazione degli studenti e dei docenti. Passa l'esame il sistema dei trasporti, che anche con la didattica in presenza al 50% è essenziale contro la possibile diffusione del virus. Scaglionamenti in entrata e uscita, potenziamento del trasporto pubblico in ogni angolo della regione, centinaia di operatori impegnati nei controlli su bus e treni, e all'entrata e uscita dagli istituti..
Diritti e pandemia Soddisfazione degli studenti e dei docenti. Passa l'esame il sistema dei trasporti, che anche con la didattica in presenza al 50% è essenziale contro la possibile diffusione del virus. Scaglionamenti in entrata e uscita, potenziamento del trasporto pubblico in ogni angolo della regione, centinaia di operatori impegnati nei controlli su bus e treni, e all'entrata e uscita dagli istituti..
Buona la prima in Toscana. Non solo sul fronte della soddisfazione generalizzata degli studenti, e dei docenti, all’uscita delle scuole superiori. A passare l’esame è stato soprattutto il sistema dei trasporti, che anche con la didattica in presenza al 50% resta la trincea più importante contro la possibile diffusione del virus. “Dal nostro monitoraggio – racconta Costanza Margiotta di Priorità alla Scuola – a Firenze solo due linee di bus, la 37 e l’11, hanno mostrato alcune criticità. Ma nel complesso il primo giorno è andato bene, ed è un viatico importante per le due settimane a venire. Perché siamo osservati speciali. Se in Toscana andremo bene sui contagi, questo modello potrà essere replicato nelle altre regioni. Se invece andrà male, si tornerà a scuola a settembre”.
Anche l’assessore regionale ai trasporti Stefano Baccelli, che ha atteso l’ingresso degli studenti dell’istituto superiore Fermi-Giorgi di Lucca, per poi spostarsi al Gobetti-Volta di Bagno a Ripoli per l’uscita, è soddisfatto: “I riscontri che mi arrivano da tutta la Toscana sono positivi, sia per quanto riguarda i bus che i treni. Anche il direttore regionale di Trenitalia, Scarpellini, mi ha detto che non ci sono state criticità o sovraffollamenti sui convogli ferroviari”.
La ricetta adottata dalle autorità toscane in questo primo giorno di “zona gialla”, dopo quasi due mesi fra il rosso e l’arancione, si è basata su un attento sistema di scaglionamenti degli studenti in entrata e in uscita dalle scuole; su un potenziamento degli autobus a disposizione, altri 329 su una dotazione regionale di poco meno di 3.000 mezzi; e sul coinvolgimento di centinaia di operatori in ogni angolo della regione. Per dare un esempio, erano 200 su tutto il territorio della popolosa Città metropolitana fiorentina (l’ex Provincia), con 66 agenti di polizia municipale, 45 steward privati, 14 “facilitatori” delle aziende di trasporto, e oltre 80 volontari della Protezione civile, oltre alle 20 pattuglie di polizia, carabinieri e finanzieri che controllavano la situazione e i sempre possibili assembramenti.
“E’ stato un lavoro d’equipe di prefetti, province, città metropolitana, aziende di trasporto su gomma e su ferro, presidi, polizia locale, tutor, aziende dei bus turistici e anche i miei uffici – riepiloga Baccelli – se la Toscana è riuscita a ripartire posso dire con sicurezza che è merito solo di uno straordinario gioco di squadra”. “È evidente che, se le cose vanno bene, si può pensare di passare al 75% – chiosa un soddisfatto presidente regionale Eugenio Giani – se invece le cose non vanno bene, richiuderemo. Però valeva la pena provarci”.
Sulla carta, sugli autobus potevano salire al massimo 25 passeggeri, permettendo così il distanziamento necessario. Se poi veniva superata la soglia, agli studenti e agli altri utenti in eccesso veniva consigliato di scendere e attendere il mezzo successivo, in arrivo in genere dopo tre, quattro minuti al massimo. “Il piano in generale ha funzionato – chiude Costanza Margiotta – ora fra sette giorni incontreremo l’assessore alla sanità Simone Bezzini, e come Priorità alla Scuola gli chiederemo di aggiungere allo screening in ingresso, che già viene fatto, uno screening ‘random’ ogni 14 giorni in qualche istituto, per maggior sicurezza. Inoltre gli chiederemo di anticipare i vaccini ai professori con più di 60 anni e a quelli più ‘fragili’, sempre per aumentare il livello di sicurezza. Perché, lo ripeto, se questo modello funziona, potrà essere replicato efficacemente in tutta Italia”.
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