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Rissa nel Likud, Netanyahu rinvia la nascita del nuovo governo

Rissa nel Likud, Netanyahu rinvia la nascita del nuovo governo

Israele Il governo, che si annuncia il più ampio della storia del paese, 34 forse 36 ministeri, non basta ad accontentare le ambizioni dei pretoriani del primo ministro. Oggi i palestinesi commemorano la Nakba

Pubblicato più di 4 anni faEdizione del 15 maggio 2020
Michele GiorgioGERUSALEMME

Il «governo d’emergenza» non è così urgente come il desiderio irrefrenabile di diventare ministro dei dirigenti del Likud, il partito di destra guidato da Benyamin Netanyahu. Perciò niente giuramento e nascita ufficiale del nuovo esecutivo. La cerimonia era prevista ieri ma nel Likud quasi si prendevano a pugni pur di accaparrarsi una poltrona. E allora è stato rinviato tutto a domenica, con il disappunto di Benny Gantz, leader centrista di Blu Bianco alleatosi con la destra per decidere insieme tempi e modi dell’annessione a Israele di larghe porzioni della Cisgiordania palestinese. Gantz, come Netanyahu, desiderava annunciare il nuovo governo nel giorno del 72esimo anniversario della fondazione di Israele. Ricorrenza in cui invece i palestinesi commemorano la Nakba, la catastrofe, la perdita della terra e l’esilio per centinaia di migliaia di profughi. Annullate, per il coronavirus, le manifestazioni pubbliche che si tengono nel Nakba Day – qualche palestinese pensa di scendere in strada ugualmente – le commemorazioni si svolgeranno in rete e con webinar via Zoom.

 

Il governo, che si annuncia il più ampio della storia di Israele, 34 forse 36 ministeri, non basta ad accontentare le ambizioni personali dei pretoriani di Netanyahu che chiedono una ricompensa per la fedeltà dimostrata al loro capo sebbene sia stato incriminato per corruzione, frode e abuso di potere. Giorni di trattative interne non hanno composto il mosaico. Blu Bianco al contrario è soddisfatto. In attesa di novembre 2021, quando dovrebbe ricevere il volante del governo da Netanyahu, Gantz sarà ministro della difesa. Agli esteri andrà il compagno di partito Gabi Ashkenazi. Alla tavola imbandita hanno voluto sedere anche i Laburisti, o meglio i residui del partito che per decenni aveva guidato Israele. Il segretario laburista Amir Peretz avrà il ministero dell’economia.

 

Netanyahu deve tener conto anche delle richieste dei due partiti religiosi e delle accuse dell’ultradestra. I suoi ex alleati del partito Yamina, del ministro della difesa uscente Naftali Bennett, rimarranno all’opposizione. Sospettano che Netanyahu, per le pressioni internazionali e per le titubanze dell’Amministrazione Trump, abbia deciso di congelare l’annessione della Cisgiordania che Yamina invoca da sempre. Tuttavia uno degli esponenti del partito, l’ex rabbino delle Forze armate Rafi Peretz, ha rotto i ranghi ed entrerà nel governo.

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