Antonio Damasio, neuroscienziato, nato a Lisbona nel 1944, emigrato negli Stati Uniti nel 1960, ma che ha sempre conservato un forte radicamento nella cultura del vecchio continente, ha scritto delle opere memorabili, come L’errore di Cartesio, Emozione e coscienza, e Alla radice di Spinoza, pubblicate in Italia da Adelphi. Sempre da Adelphi, in questi mesi, è uscito Sentire e conoscere (pp. 211, euro 14).

AL CENTRO della riflessione di Damasio vi è la coscienza, ovvero se vi siano delle basi strutturali a fondamento della nostra mente. E Damasio lo fa attraverso una serie di interpolazioni tra cultura umanistica e cultura scientifica. I cervelli complessi come il nostro creano delle mappe più o meno dettagliate delle strutture che compongono il nostro corpo ed allo stesso tempo elaborano una mappa degli stati funzionali che queste diverse componenti assumono. Queste mappe sono il substrato delle immagini mentali.

Risultati più recenti della ricerca scientifica in questo ambito, grazie anche a tecnologie estremamente sofisticate, come la tomografia ad emissione di positroni, che sono in grado di cogliere e di rappresentare visivamente le più impercettibili alterazioni metaboliche del nostro cervello, suggeriscono che anche alla base dell’ideazione vi sia un substrato materiale. Per Damasio l’idea della mente umana distinta dal corpo ha forgiato il modo peculiare in cui la medicina occidentale ha affrontato nel corso dei secoli la malattia. Ne è conseguito che la scissione cartesiana ha permeato la ricerca e la pratica medica al punto che generalmente le conseguenze psicologiche delle malattie del corpo sono state trascurate e ancora più trascurati sono i fenomeni inversi, gli effetti somatici dei conflitti psicologici.

TRA CORPO E CERVELLO vi è una interazione costante, in quanto i pensieri che si formano nel cervello possono indurre degli stati emozionali che si manifestano a livello corporeo che, a sua volta, può modificare la organizzazione strutturale del nostro cervello, ovvero il substrato materiale dei nostri pensieri. Dopo che le neuroscienze hanno spiegato le basi materiali della memoria, della visione e dell’apprendimento, hanno orientato la ricerca verso la descrizione delle basi materiali delle emozioni per arrivare a sostenere che i sentimenti soggettivi che sono alla base delle emozioni altro non sono che percezioni coscienti delle modificazioni somatiche indotte da queste nel nostro corpo.

Un ulteriore passaggio della riflessione di Damasio concerne il rapporto che intercorre tra le emozioni ed i sentimenti e la nostra morale che si fonda proprio su di loro, ove essi finiscono per costituire la base sulla quale si innesta il nostro sistema di conoscenze per generare il giudizio etico. Anche in questo suo ultimo saggio Damasio critica le scienze cognitive che considerano emozione e sentimenti entità sfuggenti escludendole dal concetto globale di mente. Emozione e sentimenti non sono intangibili ed è possibile correlarli a specifici sistemi celebrali.

Su un altro fronte si muove la riflessione di Luciano Floridi, professore di filosofia ed etica dell’informazione all’università di Oxford, autore di Etica dell’intelligenza artificiale (Raffaello Cortina, pp. 384, euro 26).

PER FLORIDI, nella filosofia dell’intelligenza artificiale c’è una radice molto antica, che parte da Pitagora fino alla tradizione greca. Richiama Galileo, che vede la scienza che legge l’universo scritto in caratteri matematici. Secondo l’autore, «l’Intelligenza Artificiale (IA) è un ossimoro. Tutto ciò che è veramente intelligente non è mai artificiale e tutto ciò che è artificiale non è mai intelligente. Grazie a straordinarie invenzioni e scoperte, a sofisticate tecniche statistiche, al crollo del costo della computazione e all’immensa quantità di dati disponibili, oggi siamo riusciti a realizzare su scala industriale artefatti in grado di risolvere problemi o svolgere compiti con successo, senza la necessità di essere intelligenti».

Con lo sviluppo dell’IA in numerosi campi di applicazione, come logistica, trasporti e controlli di sicurezza, si pongono sempre di più questioni etiche relative al nostro rapporto con le macchine. Per assicurare una intelligenza artificiale più affidabile e antropocentrica, l’Unione Europea ha pubblicato il codice etico europeo per l’intelligenza artificiale. «La strategia europea – si legge nelle linee guida dell’8 aprile 2019 – pone l’essere umano al centro dello sviluppo dell’IA» con lo scopo di «creare fiducia nell’IA antropocentrica».
Gli esperti hanno indicato sette requisiti fondamentali da rispettare: intervento e sorveglianza umana; robustezza tecnica e sicurezza; riservatezza e governance dei dati; trasparenza; diversità, non discriminazione ed equità; benessere sociale e ambientale; responsabilità intesa anche come accountability.

PIÙ RECENTEMENTE, nel novembre 2021 è stata approvata dall’Assemblea generale dell’Unesco la «Raccomandazione per un’etica dell’IA» che si rivolge a tutti gli Stati del mondo. Partendo da una definizione della IA come ogni sistema che processa dati in una modalità che simula la cognizione umana, il documento sottolinea i valori e i principi etici di riferimento per una regolazione nazionale e internazionale della IA, già presente nella nostra società: rispettare la dignità umana non provocando danni fisici e psichici, assicurare un approccio inclusivo senza discriminazioni in base a sesso, età, etnia, garantire sicurezza, sorveglianza umana e pubblica, sostenibilità ambientale.