Ripresa «incerta», la Fed alza i tassi dello 0,25%
Alla fine la Fed ha modificato i tassi di interesse allo 0,5%, ma le politiche sottese sono tutte da valutare. Gli Stati Uniti sono un Paese che guardiamo sempre con […]
Alla fine la Fed ha modificato i tassi di interesse allo 0,5%, ma le politiche sottese sono tutte da valutare. Gli Stati Uniti sono un Paese che guardiamo sempre con […]
Alla fine la Fed ha modificato i tassi di interesse allo 0,5%, ma le politiche sottese sono tutte da valutare. Gli Stati Uniti sono un Paese che guardiamo sempre con un occhio di riguardo, sia per criticare il suo modello e sia per le sue politiche economiche espansive di Obama. Nel bene e nel male gli Usa sono un riferimento e spesso guidano le grandi trasformazioni economiche. La decisione della Fed rappresenta un altro passaggio cruciale della crisi economica iniziata nel 2007.
Dalla Lehaman Brothers ad oggi di acqua sotto i ponti ne è passata: è cambiata la geografia economica, la politica internazionale e, in particolare, la politica economica. Gli Stati hanno assunto decisioni senza precedenti, l’Europa ha speso a debito più di 800 mld di euro per salvare il sistema creditizio. Ci lamentiamo dello scandalo delle 4 popolari italiane, ma il sottobosco del credito tedesco e francese fanno ancora paura all’Europa. Sebbene il tasso di interesse statunitense rimanga comunque molto basso, il come e non il quanto del rialzo del tasso segna le politiche monetarie internazionali e quelle pubbliche. In gioco non c’è il tasso di interesse in quanto tale, piuttosto le politiche economiche adottate dagli Stati Uniti e la consapevolezza o meno che gli Stati Uniti sono usciti definitivamente dalla recessione economica. La Fed non discute se il Paese è uscito dalla recessione tecnica, solo in Europa e in particolare in Italia si guarda all’economia come se fosse pura ragioneria, piuttosto se è cambiata la base che dovrebbe sostenere la crescita economica, con una attenzione rispetto alla crisi cinese, al prezzo del petrolio e alla guerra valutaria all’orizzonte. La decisione della Fed di intervenire sui tassi di interesse lascia al mondo una interpretazione dello stato dell’arte della ben più grave crisi internazionale.
La Fed è combattuta tra segnali di ripresa e condizioni di degrado del tessuto sociale. Senza una consolidata e forte classe media è difficile mantenere certi tassi di crescita e alimentare l’occupazione. Il motore degli Stati Uniti è ripartito, ma il motore della macchina non è ancora pronto per uscire dalla sala prove. Il dubbio della Fed è proprio questo: possiamo portare il motore dell’economia al di fuori della sala prove e metterlo nella nuova macchina? Qualcosa ancora non funziona e quello che non funziona. I ceti medi non sono più maggioranza assoluta e questo è un inedito. Dopo oltre 4 decenni la classe media è stata superata dalle classi sociali più e meno abbienti. È un terremoto che avvicina l’attuale situazione a quella degli anni trenta. In particolare il 20% della popolazione, contro il 16% del 1971, è inchiodato nella fascia dei redditi bassi, e il reddito mediano è calato del 4% in solo 4 anni. Ma qualcosa di ancora più profondo si nasconde dietro la crescita: la partecipazione al mercato del lavoro è ai minimi storici dagli anni settanta, mentre i salari non sono mai stati così contenuti. Diventare o restare nella classe media è una sfida titanica. Non solo il tasso di partecipazione al mercato del lavoro è ai minimi storici, ma il lavoro creato non è proprio quello necessario per consolidare la crescita degli Stati Uniti, mentre la povertà è uno spettro che aspetta sulla riva del fiume.
L’unico aspetto positivo è il consolidamento delle Union. R. Freeman del National Bureau of Economic Research sostiene che solo delle solide Union possono risolvere il problema della mobilità sociale inter-generazionale. S. M. Fazzari un anno addietro aveva sostenuto la stessa cosa parlando della distribuzione del reddito degli Stati Uniti, sostenendo che se fosse distribuito meglio la crescita sarebbe stata più solida. L’incertezza della Fed non è sui tassi di interesse, piuttosto sul motore della macchina.
Alla fine ha scelto l’aumento dei tassi, ma cosa si cela dietro questa scelta deve essere ancora indagata.
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