Suolo, dove il cibo ha inizio è il tema della Giornata Mondiale del Suolo promossa dalla Fao per il 5 dicembre. Il suolo rappresenta un elemento chiave nel nostro sistema alimentare: in primo luogo, va sottolineato come i suoli sono vitali per nutrire il pianeta e come suoli sani ci permettano di coltivare la varietà di prodotti alimentari più ricchi di nutrienti. Non possiamo però limitarci a parlare soltanto di produzione di cibo: con oltre metà dei suoli della Terra ormai utilizzati dall’uomo per fini agricoli e non (oltre 13 miliardi di ettari), infatti non può più essere usato solo per la produzione di derrate agricole, ma deve essere considerato anche per le sue funzioni ambientali.

Il suolo ospita un quarto della biodiversità biologica globale, fornisce servizi ecosistemici primari, svolge una funzione essenziale anche rispetto al cambiamento climatico, immagazzinando carbonio e contribuendo a ridurre in modo significativo le emissioni di gas climalteranti in atmosfera. È dal suolo dunque che dipende l’intera vita del pianeta e la sua biodiversità. Non a caso, infatti, diversi tra gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile dell’Agenda 2030 del’Onu contengono obiettivi specifici relativi ai suoli. Nonostante la sempre maggiore consapevolezza del ruolo cruciale per la sicurezza alimentare globale, per la salute umana e per l’ambiente, tuttavia, il processo di erosione e desertificazione del suolo, nonché il suo degrado e impoverimento continuano inesorabilmente ad avanzare. Le cause sono ben note e si chiamano agricoltura intensiva, deforestazioni, inquinamento: un uso intensivo dei terreni (abbondante impiego di chimica di sintesi) è ingrediente primario di un cocktail micidiale. Il suolo è il primo anello dell’ecosistema a pagarne le conseguenze a causa della distruzione di tutte le relazioni che sono alla base della vita del terreno e quindi della sua fertilità, indispensabile nella produzione alimentare ed elemento fondamentale per l’equilibrio ecologico.

Sebbene appaia lapalissiano, dobbiamo continuare ad affermare con forza che occorre proteggere e conservare la biodiversità del suolo, così come è necessario e urgente dare valore al cibo e a chi lo produce in modo sostenibile. Occorre adottare pratiche agricole orientate alle più attuali forme di agroecologia, ovvero pratiche che considerino le colture come parte dell’ecosistema. Dobbiamo poi metterci in testa che non possiamo dominare tutto e tanto meno pensare che la natura possa essere piegata alle nostre esigenze, secondo logiche orientate al cieco profitto. Fino a oggi non è stato fatto nulla di concreto per ovviare alla perdita di fertilità causata dall’enorme incremento della produzione agricola e animale. Abbiamo posto un’ipoteca a carico delle generazioni future, mettendo a rischio la loro sopravvivenza alimentare. Bisogna ripartire dal ripensamento del rapporto tra uomo e ambiente.

Per far questo occorre attuare azioni concrete e urgenti, compiere scelte critiche e consapevoli affinché l’etica valga più del profitto e la qualità più della quantità.