Riparte la giostra del calcio ma a misura di telecomando
Sport Con gli anticipi Juventus Cagliari e Verona Napoli parte stasera il campionato di serie A. Sempre meno tifosi sugli spalti di uno sport che si gioca soprattutto sul piccolo schermo
Sport Con gli anticipi Juventus Cagliari e Verona Napoli parte stasera il campionato di serie A. Sempre meno tifosi sugli spalti di uno sport che si gioca soprattutto sul piccolo schermo
Si ricomincia. Da tempo la serie A non è più il campionato più bello del mondo. Se ne sono accorti gli stessi telecronisti che ormai evitano con cura quella definizione. Gli schermi tv vomitano letteralmente calcio, proveniente da ogni dove. Possiamo vedere il campionato cinese o quello nordamericano, oltre naturalmente a Premier League, Liga, Ligue 1, Bundesliga, Eredivisie. Il massimo della spudoratezza televisiva veniva lo scorso anno da Sky che aveva perso i diritti della Champions League e allora promuoveva la serie B quasi fosse la Champions. E quest’anno avendo ottenuto di nuovo i diritti a partire dalla stagione 2018 lo sottopancia in continuazione, pur con un anno d’anticipo. Si ricomincia dunque con la serie A e inevitabile è proprio partire dalla tv. Straordinaria macchina a più facce che riversa quantità colossali di denaro nelle casse delle varie squadre. Magnifico. Solo che un po’ si stringe il cuore quando si vedono partite in cui gli spettatori latitano e dove le gradinate mostrano ampi vuoti.
Gli spettatori, reali, sono un fattore strano che dipende dai costi, dall’affezione e dalle dimensioni dello stadio. Nelle ultime due stagioni è sempre stata l’Inter la regina italiana con poco più di 45mila spettatori a partita, diventati 46mila lo scorso disastroso anno, una cifra media da campionato tedesco se non fosse che lassù fanno il tutto esaurito o quasi, il Meazza invece, pur con questi dati, occupa solo il 58% dei posti disponibili. Poi il Milan (40mila) che ha scavalcato di poco la Juve (38,9, ma il suo stadio è occupato per più del 96%), molto più dietro Napoli (36) e Roma (32), a seguire la Fiorentina (26), Genoa (21), Bologna (21), Lazio (20) tallonata da Sampdoria e Torino (19). Ma la media complessiva ci dice qualcosa di più su quello che era il campionato più bello. Per ogni match si sono registrati 22.217 spettatori con un’occupazione dei posti disponibili pari al 61%. Per capire il limite bisogna guardare all’estero. In Bundesliga gli spettatori sono oltre 45mila con un’occupazione superiore al 90%, in Premier League si scende a poco meno di 36mila, ma anche qui si è oltre il 90% di biglietti venduti, la Liga si ferma a 28mila, e la Ligue 1 a 21mila. I problemi vanno affrontati più seriamente.
La Juventus lo ha fatto, a livello di stadio. La querelle su quello della Roma sembra eterna come la città. Saranno gli americani a Roma? Perché poi c’è la questione dei proprietari. Inter e Milan sono oramai cinesi a tutti gli effetti. Ma quali sono le reali intenzioni dei proprietari? Sono entrati per vincere o solo per mettersi addosso una prestigiosa medaglietta. L’Inter ha già visto l’effetto Indonesia con Tohir che al di là delle dichiarazioni non sembrava così interessato alle sorti calcistiche della squadra (al punto da rimuovere buona parte di un apparato dirigente che non aveva sempre fatto male, oltre a silurare anche figure più modeste della società). Presto per capire che succederà perché non basta guardare la campagna acquisti faraonica per capire c’è il campo, le partite, i rapporti personali, solo dopo tutto questo si potranno comprendere le reali intenzioni dei nuovi proprietari.
Poi ci sono i padri padroni come De Laurentiis che spesso maltratta la sua squadra (che peraltro gioca il calcio migliore d’Italia) ma se la tiene stretta perché da quella ricava profitti (e soddisfazioni) che il cinema sembra non essere più in grado di offrire. E allora, con buona pace di Lotito che brontola, ben vengano gli outsider risaliti dalla serie B. Squadre di rango come l’Hellas Verona che vanta uno storico scudetto (unica squadra di città non capoluogo di regione) e un nome da reminiscenze liceali, la Spal «Società polisportiva Ars et Labor» di nuovo in A dopo 50 anni e infinite vicissitudini societarie per la gioia di Ferrara (per inciso la latina Spal si è qualificata prima della greca Verona nello scorso campionato di B), poi c’è l’inedita Benevento capace (come la Spal) di arrivare in due anni dalla Lega pro alla serie A. E allora si può ricominciare e si comincia subito con Juventus Cagliari e Verona Napoli. Staremo a vedere, meglio se allo stadio, piuttosto che in tv, comunque consapevoli che questo non è il campionato più bello del mondo.
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