Non è più giovane Montalbano Michele Riondino, un tuffo all’indietro di un secolo lo porta nella Sicilia ottocentesca per l’adattamento televisivo di un romanzo di Andrea Camilleri, La mossa del cavallo, che Rai1 manda in onda in prima serata lunedì 26 febbraio. Giovanni Bovara, il personaggio interpretato dall’attore pugliese, è Giovanni Bovara intransigente «ispettore ai mulini» nato a Vigata ma sempre vissuto a Genova, tanto da mantenere calata ligure, spedito in Sicilia per far rispettare la tassa sul macinato. Collusioni mafiose, omicidi, mulini clandestini gestiti dal boss lo cale, sono elementi di questo giallo dove l’ispettore rischierà a sua volta di diventare indagato.

«Il mio personaggio – spiega Riondino – si trova chiuso in un angolo e capisce che l’unico modo per uscirne è entrare in una pagina ambigua». Gianluca Maria Tavarelli, il regista, si è divertito ad ambientare il giallo in costume con elementi quasi da western, con evidenti citazioni da Sergio Leone a Quentin Tarantino.

C’è anche Camilleri alla presentazione, e qualcuno fa notare la «durezza» del testo: «In Sicilia si chiese nel 1868 se i siciliani volessero o meno far parte del Regno di Italia, questi risposero in blocco sì. Allora com’è che nel giro di meno di quarant’anni in Sicilia si proclamò per tre volte lo stato di assedio? In Sicilia giunse un esercito fucilatore, Carlo Alberto della Loggia fece un proclama: ’Non abbiate paura a uccidere i contadini. Nelle loro fattorie troverete più fucili che pane’, com’è possibile allora tutto questo odio? Pensate che la Sicilia, fino all’unità d’Italia, non aveva la leva obbligatoria. Con i Borboni si andava volontariamente. Giunse la leva obbligatoria. È una tassa sulla forza-lavoro dei contadini d’allora. Questo è stato uno degli errori più giganteschi che il governo nazionale potesse fare. Ciò nonostante quest’esercito, fatto di siciliani, piemontesi e fiorentini, costituì la prima vera Unità d’Italia. E così è cominciata l’Italia, da un primo grande errore».