Alla fine della staffetta femminile dei 4×100 misti di nuoto di due giorni fa, le telecamere delle televisioni giapponesi, piuttosto che le nuotatrici australiane che avevano appena vinto l’oro, cercavano e mostravano con un’insistenza piuttosto atipica le atlete di casa, arrivate ottave. Non per partigianeria, ma piuttosto perché nella gara appena conclusasi trovava compimento una delle storie personali più belle e toccanti di queste Olimpiadi. Il sorriso di una delle nuotatrici di casa, Rikako Ikee, che aveva gareggiato nella terza batteria a farfalla, non era infatti dovuto al risultato, ma alla felicità per essere riuscita a gareggiare ai giochi del...