ExtraTerrestre

Rigenerare le aree interne, a Terramadre

Dell’idea che «tutto è connesso» ci stiamo convincendo solo ora, costretti dal dilagare di patologie pandemiche, crisi sanitarie, ambientali ed economiche e dall’evidenza dei dati della scienza. Il caso dei […]

Pubblicato circa 2 anni faEdizione del 8 settembre 2022

Dell’idea che «tutto è connesso» ci stiamo convincendo solo ora, costretti dal dilagare di patologie pandemiche, crisi sanitarie, ambientali ed economiche e dall’evidenza dei dati della scienza. Il caso dei mutamenti del clima indotti dalle attività antropiche è un esempio. Colpa la predisposizione dell’uomo alla supremazia sulle altre creature, ci rifiutiamo di affrontare il problema così com’è, complesso e sistemico, incuranti della necessità di avviare un profondo processo di rigenerazione del pensiero e delle relazioni. È questo il risultato di un modello di sviluppo che per decenni ha privilegiato la dimensione del profitto invece che delle relazioni di comunità. Ogni giorno, secondo il Rapporto 2022 dell’Ispra Consumo di suolo vengono coperti o sigillati 19 ettari di suolo attraverso la cementificazione: un abuso che avviene a scapito delle terre migliori, quelle pianeggianti e più fertili, utili soprattutto per l’agricoltura. Luoghi di pianura dove le grandi aree metropolitane si sono estese, vi si sono concentrati popolazione, infrastrutture, produzione e consumo, nonostante la vistosa decrescita demografica della popolazione italiana degli ultimi decenni.

Al contempo interi pezzi del paese nelle aree interne, rurali e montane sono stati marginalizzati, depauperati di risorse e servizi. Aree dove non è più garantito ai residenti nemmeno l’accesso alle scuole, alle strutture, ai trasporti, e figuriamoci a Internet. È l’Italia interna, dove si sono sempre prodotti alimenti di grande qualità, dove la presenza umana curava e manuteneva il paesaggio, dove si produceva energia da fonti rinnovabili già nel XIX secolo. L’Italia che offre ai grandi agglomerati urbani ossigeno, acqua, legname, silenzio, senza alcuna contropartita. Quella che per decenni abbiamo marginalizzato fino a dimenticarla perché considerata arcaica, improduttiva, refrattaria all’innovazione con effetti devastanti: l’abbandono dei paesi, l’impoverimento della biodiversità, l’aumento della fragilità del tessuto agricolo e forestale con i conseguenti disastri sull’ambiente, la perdita di ecosistemi vitali stratificatisi nel corso di secoli che tenevano insieme intere comunità.

Da questa condizione, aggravata in alcuni settori dell’Appennino centrale dalla sciagura dei terremoti avvenuti tra il 2016 e il 2017, quel mondo rurale cerca di riguadagnare l’antica dignità e un riscatto sociale ed economico, con soluzioni che guardano al turismo dolce e a nuove forme di economia circolare. Un processo di rigenerazione territoriale lento, ma in corso, che si alimenta con l’intreccio fruttuoso fra l’agricoltura contadina e architetture delle cantine moderne, come in molti paesaggi del vino, dove si incontrano progetti di grande creatività che mettono insieme contadini professionisti e ricerca scientifica.

Di rigenerazione, difesa dei suoli, turismo, borghi, agricoltura e tanto altro si parlerà a Torino, Parco Dora dal 22 al 26 settembre in occasione di Terra Madre Salone del Gusto (www. terramadresalonedelgusto.com).

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