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Riforme: Senato e Camera, perché uno aggiusta gli errori dell’altro

Si vuole abolire il Senato annullandone la funzionalità costituzionale. E’ necessario opporsi con tutte le forze a questo fosco e folle progetto. Ecco perché. Prima metà degli anni Sessanta il […]

Pubblicato più di 10 anni faEdizione del 16 luglio 2014

Si vuole abolire il Senato annullandone la funzionalità costituzionale. E’ necessario opporsi con tutte le forze a questo fosco e folle progetto. Ecco perché.
Prima metà degli anni Sessanta il ministero degli Interni organizza un viaggio, per far conoscere al Paese, tramite i giornalisti, come vengono addestrate le reclute che entreranno a far parte delle forze di polizia, i futuri poliziotti, insomma.
Il quotidiano Il Giorno, di cui ero inviato speciale, manda me. Si va, si gira, al termine, conferenza stampa nella rinnovata sede del Ps, al Castro Pretorio. È presente l’allora ministro degli Interni, accompagnato da un paio di suoi colleghi di governo. Il capo della polizia, Vicari, dà inizio alla danza delle domande.
Arriva il mio turno e chiedo : «Ma perché due corpi di polizia, voi ed i carabinieri? Non sarebbe meglio unificarli ad evitare dispersioni, sovrapposizioni, conflitti?». Sembra che le mie parole abbiano introdotto blocchi di ghiaccio nella sala; nessuno risponde. Dopo qualche secondo di generale imbarazzo, la conferenza stampa si chiude e si passa al rituale buffet. Qualcuno, non chiedetemi chi, non lo ricordo, è passato quasi mezzo secolo, ma faceva parte della schiera dei pezzi grossi, mi prende sottobraccio, dicendomi «caro ragazzo…» allora non avevo la scarica d’anni che mi ritrovo adesso: «sono in due, perché se i carabinieri deragliassero, ci sarebbe la polizia a fermarli e viceversa». L’Italia non trema in quanto a tentativi eversivi: dal golpe Borghese al Piano Solo, dall’ancor misteriosa Rosa dei Venti, alla P2, alle Br…. Il tutto con la presenza in alcuni casi delle forze dell’ordine.
Lo stesso concetto, dovrebbe essere stato alla base delle decisioni prese dai nostri padri costituenti, che hanno scritto, vien detto e ripetuto, la più bella Costituzione del mondo: Senato e Camera, non l’uno contro l’altra, certamente, ma per un maggior approfondimento delle leggi e per scoraggiare tentativi di predominio assoluto, pur in regime di democrazia. Un regime che abbiamo assaporato, purtroppo, con il Caimano. E poi: la maggior parte delle nazioni occidentali non hanno forse la stessa dualità? Mi rendo conto, e credo che parimenti se ne renda conto ogni italiano, nella giusta esigenza della presidenza del Consiglio di fare in modo che le sue leggi non affondino nelle morte gore parlamentari.
Ma per risolvere il problema da questo punto di vista, a meno che le intenzioni siano ben altre, basterebbe che i presidenti del Senato, della Camera e del Consiglio si riunissero al Quirinale con Giorgio Napolitano, per cercare la soluzione.
Secondo un semplicissimo cittadino come me basterebbe un decreto che imponesse un tempo limite, mettiamo un mese, per il passaggio di una legge da una Camera all’altra: trascorso eventualmente il termine a vuoto, la legge viene approvata di fatto.
Quindi senza toccare il ruolo del Senato. Perché ridurlo a quel che è stato detto, è come se si volesse abolirlo, anche se, come pietosa mossa di rinforzo, si tenta addirittura di concedere ai nominandi d’ufficio, persino l’immunità. Allora, se niente cambierà, chi ne ha la forza e la faccia dica: il Senato va abolito, ma so che nessuno ha la forza e la faccia per dirlo, anche se lo pensa. Ed allora si ricorre a questi mezzucci, come l’idea che gli italiani non debbono più esprimere preferenze, o addirittura, per questo Senato vagheggiato da pochi, non votare affatto.
Atteggiamenti simili sono connaturali all’estrema destra, ma che li facciano propri i lontanissimi eredi (?) di Togliatti e Berlinguer mi appare come uno stupro. E se si trattasse solo di risparmiare, basterebbe il dimezzamento dei senatori, certo, ma anche dei deputati.

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