Politica

Riforme nella girandola, ma la legge elettorale è una zavorra

Camere La prossima settimana parte il complesso iter immaginato dal governo per cambiare la Costituzione. Gli alleati già si dividono su modifiche minime al Porcellum. E' la linea del ministro Quagliariello, ma nel Pd prevalgono i tifosi del Mattarellum

Pubblicato più di 11 anni faEdizione del 16 maggio 2013

Le riforme costituzionali arrivano in parlamento. Non subito, la prossima settimana e quella ancora successiva. Mercoledì 22 le commissioni affari costituzionali di camera e senato si riuniranno in seduta congiunta per ascoltare il programma del ministro per le riforme Gaetano Quagliariello. Non è ancora il debutto della «Convenzione», che nei piani del governo dovrebbe essere formata proprio dalle due commissioni riunite, ma solo la consueta formazione congiunta con la quale si accoglie il ministro al suo debutto parlamentare. Sette giorni ancora più tardi, il 29 maggio, camera e senato avvieranno in contemporanea due sessioni speciali di dibattito sulle riforme. Con l’obiettivo di arrivare all’approvazione di due mozioni di indirizzo che «lancino» l’iter riformatore.

Ma anche questo sarà solo l’inizio. Perché per cambiare la procedura di revisione costituzionale prevista dall’articolo 138 della Carta e dare poteri redigenti alla «Convenzione» (il che significa che le aule parlamentari potranno solo approvare o respingere gli articoli della nuova Costituzione, non emendarli) il governo deve far approvare una legge costituzionale. Che com’è noto ha tempi non brevissimi, probabilmente più lunghi di quelli sui quali può contare lo stesso governo. Di certo non basteranno i cento giorni indicati da Enrico Letta come «il punto di non ritorno». Nel frattempo, poi, per completare l’impianto un po’ barocco che è stato immaginato nel conclave di governo a Spineto, il presidente del Consiglio dovrà nominare un comitato di una ventina di saggi che – sul modello della commissione Baladur che in Francia ha suggerito correttivi al presidenzialismo – avranno il compito di offrire un contributo alla Convenzione.

Nel frattempo però dello spirito di concordia costituente non c’è traccia, nemmeno tra il Pd e il Pdl che pure sono al governo insieme con le larghe intese. Il punto di dissenso contingente è la legge elettorale, una semplice «premessa di salvaguardia» secondo le aspirazioni dell’esecutivo.

Il ministro Quagliariello prima ancora di ascoltare i gruppi parlamentari ha già espresso la sua preferenza: vuole procedere con un semplice correttivo della legge in vigore. Introdurre una soglia attorno al 40% dei voti per aver diritto al premio di maggioranza alla camera (oggi non c’è alcuna soglia). È l’opzione preferita dal Pdl e in quanto scelta minimale può sembrare anche quella più semplice, apprezzata anche dall’ala del Pd più vicina al presidente del Consiglio. Ma nel Pd sono molti anche i contrari. Mentre il vicepresidente della camera Giachetti lancia una raccolta di firme per il ritorno al Mattarellum, Anna Finocchiaro, candidata in quanto presidente della commissione affari costituzionali del senato a co-guidare la Convenzione, ribadisce la stessa preferenza, e come lei una pattuglia di senatori renziani e il senatore Chiti. E infine, con la solita passione per il grottesco, è proprio il senatore leghista Calderoli, il padre del Porcellum, a presentare una proposta di legge stringata per uccidere la sua creatura e tornare al Mattarellum.

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