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Riforma, sulla via della trattativa

Riforma, sulla via della trattativaLa ministra di Giustizia, Marta Cartabia – LaPresse

Giustizia Ma rimangono molti ostacoli. «Colloquio preliminare» tra premier e guardasigilli a palazzo Chigi. La commissione screma gli emendamenti azzurri portandoli da 2 mila a 400

Pubblicato circa 3 anni faEdizione del 27 luglio 2021

Il percorso della riforma della giustizia parte nel caos e si arresta subito. Colpa di Fi che, spalleggiata dalla Lega, insiste per allargare il campo d’azione all’abuso d’ufficio, anche se con la giustizia penale di cui qui si parla non c’entra niente, trattandosi di diritto sostanziale. Dunque gli emendamenti azzurri in materia vengono dichiarati inammissibili dal presidente 5S della commissione Giustizia Perantoni ma i forzisti non ci stanno. Con una mano presentano ricorso contro l’inammissibilità al presidente Fico con l’altra chiedono di votare un «ampliamento» della materia trattata.

Se Fico, come è probabile, confermerà l’inammissibilità, si dovrà votare sull’ampliamento e la posizione di Iv è incerta. Ma il punto è che comunque il governo non potrebbe ignorare il problema posto da un partito della maggioranza e c’è chi paventa uno slittamento dei tempi dell’approvazione sino a settembre. La riunione dell’Ufficio di presidenza della commissione fa appena in tempo a scremare i circa 2 mila emendamenti portandoli a 400, poi si aggiorna a stamattina mentre premier e guardasigilli si incontrano per fare il punto sulla situazione in quello che palazzo Chigi definisce «un colloquio preliminare».

SIN QUI LA SCENA. Dietro le apparenze però la situazione è più complessa. Per tutto il giorno si moltiplicano voci su una trattativa serrata di Conte con Draghi e Cartabia che sarebbe a un centimetro dalla conclusione positiva. A sbloccare la situazione sarebbe la proposta dell’ex premier di escludere dal rischio di improcedibilità i reati di mafia. Mossa azzardata che dovrebbe poi passare sotto le forche caudine della Consulta, senza alcuna garanzia di passarle. Ma intanto la trattativa politica sarebbe sbloccata. Di Maio si espone: «Sostengo Conte. Bisogna lavorare per evitare che i responsabili di reati gravi come quelli di mafia restino impuniti». Nell’entourage dell’ex premier si allargano di più: «Stiamo aspettando di vedere il testo del governo».

IL GOVERNO, cioè palazzo Chigi, smentisce. Nega ogni trattativa separata. Esclude che arrivi un testo prima della fine dei lavori della commissione e dell’approdo in aula, venerdì prossimo. Non significa che i colloqui, più o meno diretti, non ci siano. Ma nella situazione delicatissima che si è creata ammettere una trattativa specifica con i 5S significherebbe far saltare tutto. L’offensiva di Fi infatti risponde a due esigenze diverse: quella di mettere anche la propria firma in una riforma nella quale sin qui gli azzurri hanno avuto poca voce in capitolo ma anche e anzi soprattutto quella di “riequilibrare” il peso di Conte, ricordando a Draghi che in campo non ci sono solo i 5S. Anche Iv, del resto, rimane al coperto perché aspetta di capire quale sia il punto di caduta a cui mira il governo. Cioè, fuor di metafora, quanto Draghi e Cartabia intendano concedere a Conte e al suo Movimento.

L’EQUILIBRIO tra le opposte tendenze interne alla maggioranza è una delle incognite che andranno chiarite e sciolte nei prossimi giorni. L’altra è cosa voglia davvero il Movimento. La Spazzacorrotti aveva equiparato i reati contro la Pa e quelli di mafia, e proprio questo è il non detto del tentativo di mediazione. I 5S parlano di mafia ma probabilmente alludono anche alla corruzione. Il governo, l’ala destra della maggioranza e neppure il Pd sono però disposti a un arretramento che significherebbe rimangiarsi l’improcedibilità. Il Pd insiste comunque sulla propria proposta di norma transitoria per allungare i tempi sino a tutto il 2024.

In ogni caso il governo non ha intenzione di arrivare oltre la pausa estiva. Se lo scontro tra le due anime della maggioranza o l’irrigidimento dei 5S sulla corruzione bloccheranno tutto, Draghi procederà d’autorità con la fiducia.

IL VOTO COMUNQUE arriverà prima del parere del Csm sul complesso della riforma. Dopo la richiesta di Mattarella di posticipare la riunione per discutere dell’intero testo e non solo della prescrizione, sul quale si era già espressa in modo molto critico la sesta commissione del Consiglio, il plenum è stato convocato per il 5 agosto. A quel punto, con l’accordo o con la forzatura di una fiducia al buio, la partita a Montecitorio dovrebbe essersi conclusa.

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