Riforma del mercato elettrico, nell’accordo Ue opzione nucleare e carbone
Bruxelles Accontentate la Francia sull’atomo e la Polonia sulle vecchie centrali inquinanti
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Il Parlamento europeo e il Consiglio dell’Ue, dopo una notte di negoziati difficili, hanno concluso un accordo su come riformare il mercato elettrico comunitario, cioè il prezzo dell’energia a livello nazionale. «La riforma mira a rendere i prezzi dell’elettricità meno dipendenti dalla volatilità dei prezzi dei combustibili fossili, a proteggere i consumatori dalle impennate dei prezzi, ad accelerare la diffusione delle energie rinnovabili e a migliorare la protezione dei consumatori», si legge nella dichiarazione del Consiglio.
Nell’accordo si impone ai governi di utilizzare contratti per differenza (CfD) bidirezionali obbligatori – con un prezzo massimo e un prezzo minimo – non appena intervengono sul mercato per sostenere nuovi impianti di produzione di energia. Ciò garantirà una «remunerazione minima» per la costruzione di nuovi asset di energia rinnovabile e nucleare, come richiesto da Germania e Francia.
Tra i punti controversi c’è la «deroga eccezionale» dal limite di emissione di Co2 dell’Ue per le centrali elettriche che potrà essere ottenuta come parte di «meccanismi di capacità già autorizzati» e in casi «debitamente giustificati».
Un punto a segno per la Polonia che aveva chiesto di potersi discostare dalle norme e attivare le centrali a carbone esistenti in caso di crisi energetica.
«Un giorno dopo l’accordo alla conferenza sul clima di Dubai, l’Ue decide di concedere nuovi sussidi ai combustibili fossili per le centrali elettriche a carbone più sporche. Questo rende l’Europa non credibile. Con questo accordo, l’Ue può immediatamente rinunciare ai suoi riconoscimenti di pioniere del clima», ha dichiarato Michael Bloss, negoziatore principale per i Verdi al all’Europarlamento.
«Ci sono elementi positivi nell’accordo, come le gare d’appalto europee per le energie rinnovabili. Ci sono stati sicuramente dei progressi sul piano sociale, come il divieto di disconnessione a livello europeo e una maggiore tutela dei consumatori», ma «gli Stati membri del nucleare e del carbone sono riusciti ad affermarsi a spese della protezione del clima», «un brutto segno per il Green deal e per la capacità dell’Europa di modernizzarsi», conclude Bloss.
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