Le regole della comunicazione politica menzionano la fattispecie della «smentita che afferma». Quella emanata dal blog di Grillo nella giornata di ieri sembrerà ai più maliziosi un esempio lampante, un caso di scuola di negazione che rafforza i sospetti. Dopo la convocazione al vertice della sindaca di Roma Virginia Raggi, Alessandro Di Battista, Luigi Di Maio, Roberto Fico, Carla Ruocco, Carlo Sibilia vergano una nota che rigetta decisamente ogni contrasto tra il vertice grillino e l’amministrazione: «Il Pd e i giornali si occupano solo di colpire la Raggi e il Movimento 5 Stelle a suon di balle. Lo fanno in due modi. Da un lato pubblicano retroscena e notizie false sui rapporti dei portavoce del Movimento 5 Stelle con Virginia Raggi e gli assessori nel tentativo di screditare l’operato del sindaco e nella speranza (vana) di spaccarci. Dall’altro sostengono che Roma nelle ultime settimane è stata invasa dai rifiuti, quando in realtà i romani da anni hanno sotto gli occhi lo stesso degrado».

Raggi ieri ha mostrato il suo volto ecumenico dopo un incontro con il presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti. I due si sono mostrati concordi nel rigettare la necessità di dotare il comune di Roma di un inceneritore per i rifiuti, prospettata dal ministro dell’Ambiente Galletti. A cominciare da Zingaretti, che ha ricordato come il Piano dei rifiuti della sua amministrazione insista sulla raccolta differenziata. «Siamo contenti delle parole del presidente Zingaretti sulla assoluta contrarietà al termovalorizzatore – ha detto Raggi dopo la riunione- La soluzione non è l’incenerimento ma far rientrare all’interno di un ciclo produttivo che porti nel tempo ad abbattere il più possibile la quota dell’indifferenziato». «È stato un primo incontro, credo molto utile, per iniziare a impostare un lavoro di collaborazione – replica Zingaretti – Le due amministrazioni, ci tengo a dirlo, anche se di colore diverso non si considerano una all’opposizione dell’altra ma vogliono collaborare per affrontare i problemi dei cittadini».

Raggi ha commentato anche la nomina dei nuovi vertici di Ama, che prenderà il posto di Daniele Fortini, il presidente protagonista di un durissimo scontro con l’assessora Paola Muraro. La scelta è caduta su un tecnico, come accaduto in molte delle caselle della giunta comunale. È una figura di esperto di fallimenti più che di smaltimento di rifiuti o raccolta differenziata: si chiama Alessandro Solidoro, è attualmente presidente dell’Ordine dei commercialisti di Milano, viene dalla Bocconi (come l’assessore Marcello Minenna, che in virtù della sua delega al bilancio e alle partecipate ha partecipato all’assemblea dei soci assieme a Paola Muraro) e secondo alcuni sarebbe molto vicino all’Opus Dei.

Nel suo curriculum vanta «una solida e articolata esperienza nella gestione della crisi d’impresa» e cita tra le referenze l’attività di «consulenza e assistenza nella gestione delle procedure connesse al dissesto finanziario e all’insolvenza, coordinando le operazioni di ristrutturazione e consolidamento dei debiti, nonché i processi di riorganizzazione delle imprese in difficoltà finanziarie». Il suo ruolo è rafforzato dal cambio di statuto approvato dall’assemblea dei soci di Ama che ha consentito il passaggio dal consiglio di amministrazione all’amministratore unico. Il suo curriculum è l’unico pervenuto in Campidoglio. Si tratta, nei fatti, di una specie di commissario liquidatore? «È un amministratore e deve avere competenze di gestione d’azienda – dice Raggi – La parte dei rifiuti, come le opposizioni dovrebbero sapere, la deve fare tutta la parte esecutiva e la dirigenza dell’agenda».

È ancora più netto il consigliere penta stellato Daniele Diaco, presidente della commissione rifiuti del Campidoglio: «Ama di fatto è già fallita, con 600 milioni di euro buco – spiega Diaco – I romani ci hanno voluto per risanarla». Ed è un caso che la nomina arrivi all’indomani della chiamata a rapporto del direttorio? «Solidoro è stato scelto da me insieme ai due assessori – si difende la Raggi – Abbiamo valutato prima i curriculum all’interno dell’Azienda, ma non ritrovando alcuna professionalità adeguata alla nostra visione politica ci siamo rivolti all’esterno».