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Rifiuti, la tracciabilità porta dritto in cella

Rifiuti, la tracciabilità porta dritto in cellaRifiuti tossici

Napoli 22 ordinanze di custodia per lo scandalo Sistri. Indagato anche Malinconico

Pubblicato più di 11 anni faEdizione del 18 aprile 2013

Ventidue provvedimenti di custodia cautelare emessi ieri dal gip di Napoli Nicola Miraglia Del Giudice, l’inchiesta riguarda il Sistri, il sistema di tracciabilità dei rifiuti che avrebbe dovuto bloccare i viaggi illegali, in gran parte scarti industriali pericolosi, su e giù per la penisola. Mai entrato in funzione.

Le accuse vanno da associazione a delinquere finalizzata all’emissione e all’utilizzazione di fatture false a corruzione, truffa aggravata, riciclaggio, favoreggiamento e occultamento di scritture contabili. Degli oltre 10 milioni sequestrati (in parte in conti all’estero), 7 sono stati bloccati a Selex, società del gruppo Finmeccanica. In 19 ai domiciliari (tra cui il sottosegretario Carlo Malinconico Castriota Scanderberg), in carcere sono finiti gli imprenditori Francesco Paolo Di Martino, Sabatino Stornelli e il fratello Maurizio. L’inchiesta ha subito un’accelerazione poiché la procura temeva «le frequenti fughe di notizie».
Il viaggio senza approdo del Sistri comincia nel 2007 col governo Prodi e il ministro dell’Ambiente Alfonso Pecoraro Scanio, dopo un anno l’esecutivo passa in mano a Berlusconi e al dicastero arriva Stefania Prestigiacomo.

Siamo in piena emergenza rifiuti in Campania, le ecomafie riempiono le pagine dei giornali, per fermare il traffico di immondizia si decide di adottare un complicato sistema con un software dedicato, pennini usb per caricare dati, codici a barre per i trasporti di rifiuti su gomma, costo 146 milioni di euro poi lievitato fino a 400 milioni, 15 interrogazioni parlamentari e un test di prova fallito. Il sistema di tracciabilità viene ideato dalla società Selex service management.

Per gli inquirenti «la progettazione e l’esecuzione dell’infrastruttura, così come la relativa gestione del Sistri è avvenuta in violazione della normativa sui contratti pubblici». Dubbi anche sulle «condizioni contrattuali accettate, in particolare il rapporto tra il valore della fornitura di beni rispetto al costo di gestione dei servizi». Le indagini inoltre si sono concentrate sulla «legittimità del modulo contrattuale anche alla luce dei rapporti intercorsi tra soggetti legati alla società Finmeccanica e soggetti istituzionali impegnati nelle procedure di aggiudicazione e gestione del Sistri».
In carcere Sabatino Stornelli, ex amministratore delegato della Selex, suo fratello, a cui fanno capo diverse società attive a Roma, e l’industriale campano Francesco Paolo Di Martino. Intorno a loro una galassia di società compiacenti, che si sono prestate – secondo la procura di Napoli – a fungere da collettori per il trasferimento dei guadagni frutto di corruzione e per l’emissione delle false fatture.

Di Martino avrebbe avuto il ruolo di «costituire e amministrare di fatto diverse società (fra cui la Advast srl, la In Tech srl, l’Istituto Scolastico S. Croce, la Damac Italia srl, la Argus srl, la Information Technology srl, formalmente gestite da persone a lui riconducibili) al solo scopo di emettere fatture per operazioni inesistenti, così da ampliare costi apparentemente sostenuti per la realizzazione del Sistri (cui partecipava in fatto come subappaltatore di Selex con le società Eldim Security srl e Wise srl)».

Il progetto ha fruttato alle casse dalle imprese 70 milioni di euro. L’ex sottosegretario alla Difesa Guido Crosetto sarebbe stato invece lo sponsor della Viasat, che ha realizzato le black box. A raccontarlo l’ex direttore delle relazioni esterne di Finmeccanica Lorenzo Borgogni e l’ex direttore generale Giorgio Zappa.

Al progetto era stato apposto il segreto di Stato grazie al quale, nel dicembre 2009, il ministro aveva proceduto all’affidamento diretto alla Selex, che autonomamente aveva anche proposto il progetto al ministero. Segreto successivamente derubricato ad amministrativo e infine eliminato.
Personaggio chiave Carlo Malinconico, ex sottosegretario del governo Monti dimessosi dopo lo scandalo delle vacanze pagate da Francesco Maria De Vito Piscicelli, coinvolto nell’inchiesta sulla ricostruzione all’Aquila. Malinonico all’epoca era consulente del ministero con il compito di esprimere un parere di regolarità tecnica sul contratto Sistri e un parere di congruità del prezzo fissato, aveva anche il ruolo di presidente della commissione di Vigilanza ministeriale che si occupava della valutazione sulla corretta gestione del contratto.

Secondo l’accusa, avrebbe accettato dall’imprenditore Di Martino e da Sabatino Stornelli «utilità consistite nella stipula di due contratti di consulenza giuridica con la Malinconico & Associati srl nonché con la Nomos Consulting Group», il corrispettivo 500mila euro ciascuno.

Stornelli certo non ci rimetteva: presidente della società di calcio Pescina Valle del Giovenco, alla quale arrivavano ricche sponsorizzazioni attraverso falsi contratti di forniture. Un affare d’oro per tutti e, in particolare, per gli amici della cricca che girano intorno alle vicende Finmeccanica. R.C., ex manager del colosso pubblico, chiama la segretaria di Luigi Bisignani, faccendiere vicino a Gianni Letta, coinvolto a Napoli nell’inchiesta sulla P4: «E’ stata firmata quella cosa che si aspettava da parte della Selex per l’ambiente.

C’è parecchia roba in pentola e i tempi sono maturi». Una miniera d’oro che consente a Sabatino Stornelli di spendere oltre 400mila euro tra lavori di ristrutturazione, rivestimenti, pavimento in cotto, mosaici e poi mobili di antiquariato per l’appartamento ai Parioli, preso in affitto da una sua collaboratrice e rimesso a nuovo a spese di una società riconducibile a Di Martino. Intanto di rifiuti bloccati grazie al Sistri nemmeno un sacchetto.

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