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Rifiuti e metropolitane, giornata nera per Roma. Si dimette il cda Ama

Rifiuti e metropolitane, giornata nera per Roma. Si dimette il cda AmaLa sindaca Raggi con alcuni lavoratori dell'Ama – LaPresse

Bell'ambiente Ennesimo cambio di governance per questioni di bilancio. La sindaca Raggi nomima subito come nuovo amministratore unico Zaghis. La polizia carica il blocco dei lavoratori Atac, l’onorevole Fassina ferito

Pubblicato circa 5 anni faEdizione del 2 ottobre 2019

È stata una giornata pesantissima per Roma e la sua amministrazione. Da una parte, sulla via Tuscolana, decine di lavoratori presidiavano l’ingresso dell’azienda municipalizzata Roma Metropolitane, stazione appaltante per la costruzione della linea C della metropolitana che la sindaca Virginia Raggi si era impegnata a ricapitalizzare e che invece pare avviarsi verso la liquidazione.

L’onorevole Stefano Fassina ferito durante la carica della polizia

La polizia ha caricato il blocco e tra i feriti c’è anche Stefano Fassina, consigliere capitolino e deputato, che è stato portato all’ospedale San Giovanni. Sull’episodio la ministra dell’Interno Luciana Lamorgese ha chiesto al capo della Polizia Franco Gabrielli di «verificare se l’intervento delle forze di polizia presenti sia stato svolto in maniera corretta e senza violazioni di legge». In serata fonti della polizia precisano che tutto si è svolto regolarmente e che l’azione è stata fatta senza caschi e manganelli.

DALL’ALTRA PARTE, sono precipitate sul Campidoglio le dimissioni della governance di Ama, l’azienda che gestisce il ciclo dei rifiuti e che conta 11 mila dipendenti. A una settimana dal rimpasto che aveva per l’ennesima volta cambiato i connotati della giunta Raggi, l’amministrazione della capitale, i tre componenti del cda di Ama si sono dimessi in blocco. Erano in carica da poco più di tre mesi, frutto dell’ennesimo avvicendamento. L’assessore ai rifiuti Pinuccia Montanari, inviata in riva al Tevere direttamente da Beppe Grillo con la missione di incrementare la raccolta differenziata, se n’era andata in febbraio, quando il Campidoglio non aveva approvato il bilancio di Ama. L’aveva seguita il presidente dell’azienda, Lorenzo Bagnacani, e a quel punto era stato nominato il nuovo cda. L’oggetto del contendere pareva essere il bilancio: Roma Capitale si rifiuta di riconoscere 18 milioni ad Ama per la gestione di alcuni servizi cimiteriali.

Una cifra che corrisponderebbe ad una piccola parte del debito che grava sulla municipalizzata, ma secondo alcuni retroscena, Raggi utilizzerebbe quella leva proprio per dimostrare che Ama è in passivo e consentire l’intervento di Acea, la Spa cassaforte del Campidoglio dedita soprattutto ad acqua ed energia con ramificazioni internazionali e portafoglio finanziario globale. Sulla vicenda pende anche l’ordinanza della Regione Lazio, prorogata proprio ieri, che di fronte all’emergenza rifiuti impone alcuni passaggi alla giunta. Il documento firmato dal presidente Nicola Zingaretti vincola la giunta anche ad arrivare all’approvazione del bilancio di Ama.

TUTTAVIA, LA PRESIDENTE dimissionaria Ama Luisa Melara e gli altri due membri del cda Paolo Longoni e Massimo Ranieri hanno diffuso un documento che pone questioni ancora più basiche del bilancio stesso. Lamentano isolamento, dicono di essere stati trattati dall’amministrazione come nemici e concorrenti: «Non c’è stata alcuna forma di fattiva e concreta collaborazione fino al punto in cui sono diventati difficili le stesse comunicazioni», scrivono. Da qui descrivono il paradosso: «L’isolamento a cui questo consiglio nominato da Roma Capitale è stato confinato da Roma Capitale stessa».

Dunque, la drammatica questione dei rifiuti, con una città che continua a non avere autonomia di impianti, rischia di aggravarsi in quella ancora più vasta delle aziende partecipate che rischiano il collasso. Il segretario della Cgil di Roma e del Lazio Michele Azzola parla dal picchetto davanti a Roma Metropolitane: «Quanto avviene oggi sancisce il fallimento dell’amministrazione Raggi – esclama – Dalle dimissioni del cda di Ama alla liquidazione di Roma metropolitane, passando per Farmacap e Atac su cui non c’è prospettiva».

Il riferimento è alla gestione delle farmacie comunali e all’altra voragine che si apre ogni giorno sotto i piedi dei romani, quella del trasporto pubblico. I sindacati confederali puntano il dito sull’assessore al bilancio Gianni Lemmetti, che Raggi ha ereditato dall’amministrazione grillina di Livorno: «Da due anni un’azienda strategica per la Capitale è ostaggio del dipartimento partecipare e dell’assessore Lemmetti. Ama ha perso impianti e valore, gli operai non hanno nemmeno le tute per lavorare e un cda appena insediato si dimette». Per il prossimo 15 ottobre era già stata programmata una manifestazione delle rappresentanze sindacali Ama. Adesso quella mobilitazione cambia di segno: «Sarà l’inizio della riunificazione delle vertenze, che ci condurrà allo sciopero cittadino di tutte le partecipate», dicono i sindacati.

DURISSIMO FASSINA: Raggi porta deliberatamente le aziende municipali verso il fallimento, per privatizzarle e regalare ai soliti noti servizi essenziali e grandi profitti da attività in monopolio – afferma – Dietro la maschera dell’improvvisazione e dell’incapacità amministrativa, va in scena una strategia sciagurata, di negazione di diritti fondamentali per i cittadini e di umiliazione di lavoratrici e lavoratori».

A guidare Ama la sindaca ha messo come amministratore unico Stefano Zaghis, già collaboratore di Marcello De Vito, il presidente dell’assemblea capitolina agli arresti domiciliari e in attesa di arrivare a giudizio immediato con l’accusa di corruzione. Non risulta che Zaghis abbia esperienza di gestione di rifiuti.

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